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SETTEMBRE/OTTOBRE 2014
DIGITAL WORLD
DIEGO MARTONE
Ricercatore, partner
di Demia, società di
consulenza strategica
e innovazione per le
imprese (demia.it).
C’
è un gran fermento attorno alle te-
matiche dei Big Data, che occupa-
no in modo sempre più consistente
seminari, conferenze e articoli di ap-
profondimento. Ma a che cosa si riferiscano esat-
tamente e quali possano essere le effettive ricadute
nei modelli di business degli attori sul mercato è
ancora oggetto di esplorazione.
Vale la pena innanzitutto chiare esattamente che
cosa si intenda per Big Data: si tratta della raccolta
di dataset provenienti da svariate fonti e, quindi,
spesso con formati diversi, che convergono in un
sistema di analisi che li accomuna. La mole di infor-
mazioni è tale che i classici modelli di data mining
vengono superati per dare origine a nuovi modi di
acquisizione, organizzazione, analisi e visualizza-
zione dei dati in oggetto. Per fornire una indicazio-
ne che possa far comprendere la complessità delle
operazioni basti pensare che si lavora nell’ordine
di Zettabyte, ovvero miliardi di Terabyte. Spesso
quindi i dati, per essere trattati ed analizzati vengo-
no distribuiti su più server e richiedono capacità di
calcolo parallelo e massivo molto potenti.
I dati analizzati possono contenere anche infor-
mazioni non strutturate come in un database tra-
dizionale, quali ad esempio immagini, dati estratti
dai social network, email, sessioni di navigazione,
localizzazioni tramite i GPS o immagini. Un simile
sforzo tende ad un risultato ambizioso: riuscire ad
inferire trend e insight altrimenti non ottenibili con
le tradizionali tecniche di osservazione basate sulla
statistica descrittiva.
Le applicazioni dei Big Data divengono quindi un
campo immenso: dallo studio dei trend di merca-
to con l’evidenza di tutte le transazioni avvenute
su un territorio vasto, alle analisi sulla “vita” di un
prodotto in rete: dalla sua reputazione, alle vendite,
ai contesti d’uso fotografati sui social network, e
ogni altro aspetto che lo riguardi. Una delle sfide
più interessanti si sta svolgendo in questo settore
tra Walmart e Amazon nel riuscire a prevedere gli
acquisti che i consumatori sono prossimi a fare.
Non solo per poter essere preparati a evadere gli
ordini, ma ad esempio per far sì che l’oggetto che
potrebbe essere acquistato sia materialmente già
nel magazzino più vicino al consumatore, per poter
abbattere al massimo la logistica della consegna
e rendere la customer experience ancora più en-
tusiasmante. Le prospettive divengono interessanti
anche per quanto riguarda tutta la mole di dati che
il cosiddetto Internet of Things sta già iniziando a
produrre. I sensori all’interno di molti oggetti di uso
comune potranno dialogare con i sistemi di analisi
e “prevedere” comportamenti, guasti, opportunità
collegate all’esperienza d’uso. Il futuro, dal vago
sapore orwelliano, riserva quindi tramite i Big Data
molte novità e interessanti prospettive. Sebbene
si sia ancora nella fase esplorativa, è opinione co-
mune che la competizione in questo settore sia già
molto agguerrita. E forse non a caso.
S
I Big data al servizio dell’impresa
UN CAMPO DALLE IMMENSE APPICAZIONI CHE SPAZIA DALLO STUDIO DEI TREND DI MERCATO FINO
ALLE ANALISI RIGUARDO ALLA “VITA” DI UN PRODOTTO SULLA RETE