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FEB. MAR. 2017

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PRIMO PIANO

Dietro le quinte

Come nascono i giudizi del Gambero Rosso, dell’Espresso, di Identità

Golose? Nel libro-pamphlet “Cessate il Cuoco” il giornalista Andrea Cuomo

racconta come la scarsa retribuzione attribuita agli ispettori per redigere

ogni scheda li costringe a ricorrere a vari stratagemmi: chi conosce di

persona gli chef – cosa che accade di frequente – cerca di farsi offrire il

pasto o di spuntare un forte sconto, o approfitta di pranzi o cene evento

per raccontare il locale. La prima trovata compromette l’indipendenza del

giudizio, la seconda crea schede raffazzonate e poco accurate. E poi c’è il

problema di un “circo” mediatico che tende ad autoimmunizzarsi da giudizi

negativi perché tutti si conoscono e si difendono vicendevolmente.

teressante per farsi conoscere”. Tanto

alla fine “il valore emerge sempre, se

si ha una certa costanza e si lavora per

soddisfare i propri clienti”.

E chi le guide le fa? Secondo

Enzo Viz-

zari

,curatoredellaGuidadell’Espresso,

la Michelin dà visibilità presso il gran-

de pubblico che vuole informazioni

di massima sui locali considerati più

interessanti. “Ha una grande tradizio-

ne ed è conosciuta anche dai più di-

sinteressati” mentre la sua “è letta dal

gourmet o foodie che cerca la guida

raccontata, clienti più curiosi e interes-

sati ad approfondire”. Consigli per chi

vuoleessererecensito?“Abbiamoanche

segnalazioni da ristoratori che si consi-

derano trascurati ene tengo contoogni

anno a novembre quando stilo la lista

dei ristoranti da visitare per l’edizione

successiva. Ma l’esperienzami insegna

che è difficile che un buon ristorante

passi inosservato”. Caratteristica della

Guida dell’Espresso è il punteggio ba-

sato soltanto sulla cucina “mentre le

considerazioni sul servizio e la location

si trovano nel testo. E questo per evi-

tare che un ristorante con una cucina

buona ma una location bellissima si

trovi ad avere lo stesso punteggio di

uno con una cucina straordinaria ma

un ambiente più modesto”.

“Il dibattito sulla validità o meno delle

guide cartacee nell’era di internet va

ormai avanti da tempo – dice

Laura

Mantovano

, direttore editoriale del-

le guide del Gambero Rosso -. Però

quando si tirano le somme la diffe-

renza la continua a fare il numero di

stelle, cappelli e forchette da esibire

nei curricula. Oggi si può vantare il

primato di primo ristorante al mondo

per TripAdvisor ovvero per i clienti,

ma una guida seria, frutto del lavoro

di un anno di un team di addetti ai

lavori che hanno la capacità di fare

raffronti e redigere giudizi il più pos-

sibileobiettivi,costituisceunagaranzia

per il cliente e il ristoratore”.

GIUDIZIO A 360 GRADI

Cosagiudicanogliispettoridelleguide?

La materia prima, la mano dello chef,

la creatività, l’equilibrio, il rapporto

qualità-prezzo. Ma anche l’ambiente,

laprofessionalitàdellostaff, il servizio,

la ricchezza e i ricarichi della carta dei

vini. Insomma, l’esperienza del pasto

nel suo complesso. Certo, nel detta-

glio le cose sono più complesse. Gli

ispettori della Michelin fanno storia a

sé: sono considerati degli impiegati

della critica gastronomica, indotti a

rispettare un protocollo molto rigido

nella valutazione di un’insegna e per

questo spesso accusati di penalizzare

l’approccio italiano all’alta cucina, più

fantasiosoe regionalee senzapratiche

standardizzate.

A volte fanno la differenza agli occhi

dell’ispettore particolari non sempre

tenuti nella giusta considerazione dai

ristoratori. Il menu deve essere coe-

rente e non troppo ricco, limitandosi a

pochedecinedi piatti. Lecarteenciclo-

pedichenonsonovistedibuonocchio.

La fantasia nei piatti è apprezzata solo

se lo chef se lo può permettere: nien-

te di peggio di un piatto di tre righe

Da sinistra 3 famosi chef stellati: Davide Oldani, Aurora Mazzucchelli, Carlo Cracco