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FEB. MAR. 2017

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Ambiente:

elegante e accogliente, con tavoli ben distanziati, sedute comode

e posti per le borse femminili. Tovaglie e posaterie eleganti senza eccessi

Cucina:

gradite la sorpresa dello chef e una scelta per chi soffre di

intolleranze

Servizio:

deve precedere i desideri del cliente senza essere invadente. In

sala tutti devono essere in grado di fornire informazioni su qualsiasi piatto

Vino:

indispensabile un sommelier in grado di consigliare il vino più

adatto, senza voler per forza rifilare l’etichetta più costosa

Pane:

fatto in casa con diverse tipologie. Piattino sempre rifornito,

soprattutto a inizio pasto

Conto:

chiaro, corretto e senza sorprese.

No

Ambiente:

no al troppo minimalismo ma guai anche agli eccessi

Cucina:

menu troppo estesi o troppo lunghi da leggere con tre righe di

descrizione

Servizio:

i camerieri troppo espansivi. Non necessariamente il cliente ha

voglia di parlare del Milan o di Renzi.

Vino:

meglio una carta smilza ma ben centrata che una piena di vini che

poi non ci sono. Da evitare le cancellature e le correzioni a mano

Pane:

grissini in busta o pane del supermercato sono un peccato mortale:

il pane non è un accessorio, è parte integrante di un pasto

Conto:

sgradito e anacronistico caricare sul conto il pane, il coperto e il

servizio

M’AMA NON M’AMA:

cosa giudicano gli ispettori

delle guide (e come uscire

al meglio da una visita)

U

ndue tre, stella!Manonè

ungioco.Periristorantiil

giudizio della più impor-

tante guida gastronomi-

ca,la“rossa”Michelin,valemoltissimo.

Secondo la società di ricerche Jfc, che

sull’argomento ha intervistato 60 tito-

lari e analizzato i bilanci di 50 dei 334

ristoranti stellati italiani dell’edizione

2016,l’ottenimentodelriconoscimento

trasforma la vita di un ristorante, de-

terminando nel primo anno “stellato”

un aumento del fatturato del 53,2%.

Anche il passaggio dalla prima alla

seconda stella fa crescere gli incassi,

ma solo del 18,7%. Mentre entrare nel

Gotha dei tristellati vale un ulteriore

25,6%. Vantaggi diretti che si somma-

no a quelli indiretti. Le stelle portano

consulenze, inviti, comparsate, eventi

che aumentano il fatturato e il valore

di un ristorante.

IL CLIENTE “DA GUIDA”

Le guide restano comunque uno stru-

mentoinsostituibile,senonaltroperché

sonoscrittedacriticiespertiepreparati.

Eperchél’alternativaoffertadallerecen-

sioniinlibertàbuttategiùdaclientisulle

communitygourmetnonconvincetutti.

“Leguide–dicelochef

StefanoMasan-

ti

delCantinonediMadesimo,unastella

Michelin - dannovisibilitàe indirizzano

il cliente in cerca di qualità. Sono fatte

da professionisti che seguono parame-

tri di giudizio precisi anche se diversi

tra loro, ma scattano una fotografia di

quel momento, e la valutazione resta

soggettiva. Convogliano una cliente-

la segmentata: la Guida Michelin ad

esempio porta chi cerca l’eccellenza

nella cucina ma anche nell’ambiente

e nel servizio, la guida delle osterie

è seguita da chi cerca convivialità e

qualità”. E internet? Per Masanti più

che TripAdvisor, “dove spesso l’ano-

nimato dà spazio alla denigrazione o

all’esaltazionediqualitàchenoncisono

con recensioni finte o comprate” conta

“il passaparola digitale su Facebook o

Instagram: è immediato, raggiunge un

grannumerodipersone,eprovenendo

daamici,ègiudicatoaffidabile”.Quanto

ai blogger, “sono un altro canale in-