AGO. SET. 2015
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S
i dice vino lombardo e si
pensa subito alle bollicine,
in particolare alla Francia-
corta la cui notorietà ha ra-
pidamente valicato i confini nazio-
nali, al Garda o all’Oltrepò Pavese.
Meno noto il patrimonio dei rossi
lombardi, che mostra areali più pic-
coli, con un consumo prettamente
locale e un livello di conoscenza
complessivamentepiù ridotto. Tutta-
via, anche nei rossi la Lombardia del
vino è capace di esprimere prodotti
di qualità elevata, con personalità
spiccata e grandi potenzialità evo-
lutive. Il fenomeno è ancora agli
albori, ma i rossi lombardi potranno
rappresentare una delle più affasci-
nanti sorprese che l’Italia enologica
sarà in grado di esprimere a livello
nazionale e anche in chiave export
negli anni a venire. Ad oggi la zona
vinicola più importante per i rossi
della Lombardia è senza dubbio la
Valtellina, nella sua zona settentrio-
nale, caratterizzata da una viticoltu-
ra di montagna, tra terrazzamenti e
vendemmie manuali.
I ROSSI VALTELLINESI, il Valtellina
Superiore e lo Sfursat, sono a ba-
se Nebbiolo, chiamato localmente
Chiavennesca, quindi rossi adatti a
lunghi invecchiamenti, ma natural-
mente contrassegnati da una mag-
giore freschezza rispetto a Barolo e
Barbaresco. In particolare lo Sfur-
sat, vinificato da uve sottoposte ad
appassimento, ha una complessità
al naso e una rotondità alcolica al
palato che ne fanno uno dei più
importanti rossi italiani. Nell’Ol-
trepò Pavese, terra di spumanti, il
rosso è stato visto per anni come
un vino comune da autoconsumo:
oggi da questa zona vinicola stan-
no emergendo etichette interessanti,
realizzate con uve Barbera, Pinot
Nero e Cabernet, insieme alle locali
Croatina, Uva Rara, Vespolina.
Buoni segnali anche dal Garda e
dalle altre piccole denominazioni
del bresciano (Botticino, Capriano
del Colle, Cellatica), mentre il trend
di crescita che sta riguardando il
Lambrusco sta interessando anche
quelloMantovano, realizzato a nord
del fiume Po, con le sue caratteristi-
che peculiari che lo differenziano
dal più famoso cugino emiliano.
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DI PIETRO CINTI




