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AGO. SET. 2015

44

QI

STAR BENE A TAVOLA

L

a storia del sale ci riporta

a diverse migliaia di anni

fa per scoprire che le sue

origini come elemento ali-

mentare sono state precedute

dall’importanza che ha avuto

nella conservazione dei cibi.

Mettere carne e pesce sotto

sale, infatti, si è rivelato fonda-

mentale sia per le popolazioni

che basavano la loro alimenta-

zione sulla caccia, in partico-

lare di grossi animali, sia sulle

popolazioni transumanti, che

avevano bisogno di strumenti

di conservazione del cibo du-

ranteilorospostamenti.Èstato

probabilmente contempora-

neo l’accorgersi che l’aggiunta

di sale dava più sapore ai cibi.

Questo uso preponderante

per la conservazione degli ali-

menti ha fatto sì che il sale di-

ventasse ben presto un bene

prezioso,tantodaprevederela

costruzione di vie di trasporto

per lo stesso, un commercio

fiorente fino addirittura all’u-

sanzadi pagare i lavoratori con

una parte di sale (salario).

Tutto ciò non poteva non ave-

re riferimenti nelle tradizioni

tanto che nell’iconografia del

sale si ritrovano valori quali fe-

deltà,rispetto,suggellodipatti

fra nazioni, insomma tutto ciò

che ha a che fare con il mante-

nimento nel tempo di accordi

o tradizioni.

IL SALE NELLA DIETA.

Dal

punto di vista biochimico il

sale è cloruro di sodio. Il sodio,

in particolare, è un elemento

fondamentale per il funziona-

mentodi granpartedel nostro

organismo. Serve per la tra-

smissione nervosa, per il fun-

zionamento muscolare, ma

in particolare per l’equilibrio

idroelettrolitico. Basti pensare

che ogni cellulamantiene una

differenza di potenziale elettri-

co tra il suo interno e l’esterno

grazie proprio alla presenza

della giusta quantità di sodio.

Anche minime variazioni di

questo preziosissimo elemen-

to possono essere pericolose

per la salute.

È probabilmente per questo

che l’organismo ha sviluppato

deisistemidicontrollodeilivel-

lidisodio,dismaltimentodello

stesso quando in eccesso o di

attivazione di comportamenti

di ricerca quando questo do-

vesse essere carente.

Il sale, naturalmente, proviene

dalla dieta. La continua ricerca

di sapori sempre più forti, l’im-

portanza per gli obiettivi della

conservazione e, non ultimo,

un certo grado di adattamen-

to al gusto salato tanto da in-

durne la ricerca, hanno fatto

in modo che gran parte della

popolazione tenda adabusare

di questo alimento.

Secondo l’Oms, Organizza-

zione mondiale della sanità,

dovremmo consumare 6 g di

salealgiornochecorrispondo-

no ad un valore circa di 2,3-2,5

g di sodio (che nel sale rappre-

senta circa il 40%).

Ci sono diversi lavori scientifici

che tenderebbero a spostare

questo valore verso 1,5 g quo-

tidiani.

Il consumomedio nazionale si

aggira intorno ai 9 g giornalieri

mentre in altre nazioni, prima

fra tutte gli Stati Uniti, si supe-

rano i 12 g al giorno.

I due problemi di salute lega-

ti al sale sono l’aumento della

pressione e, più in generale, le

patologie cardiovascolari.

È stato calcolato che di questo

passo entro il 2050 il 90%della

popolazione avrà problemi di

pressione ad un certo punto

della propria vita. All’iperten-

Oro bianco in cucina

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di Alberto Fiorito*

un ridotto uso di sale

o l’impiego di insaporitori

con poco sodio dà buoni

risultati sulla salute