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GENNAIO/FEBBRAIO 2015
465 mio
DI EURO DI FATTURATO
DEL GRUPPO
P
romozionalità sempre più spinta: ritiene che i prodotti a marchio ne possano
risultare indeboliti, a vantaggio della marca del distributore?
Ritengo che, specie nel segmento dei prodotti da ricorrenza, la marca del distributore
non potrà mai avere l’appeal del nostro marchio che ha capitalizzato nel tempo un
patrimonio di qualità e immagine, dif cilmente equiparabile.
Reverse charge: qual è il suo parere in merito?
Al di là dell’incognita dei tempi di restituzione, ritengo che l’aspetto veramente paradossale
risieda nel fatto che tocchi a noi aziende farci esattori per conto dello Stato.
Alberto Bauli e i suoi dipendenti…
Sono convinto dell’importanza di delegare l’operatività: quando scelgo una gura
professionale, lo faccio consapevole di af dargli delle responsabilità ben precise. Mi aspetto
solo che tale ducia sia meritata.
DIETRO LE QUINTE
La Bauli evolve, ma anche l’economia ita-
liana progredisce e si trasforma. È in questi
anni, infatti che la grande distribuzione fa
la sua prima apparizione. E grazie alla sua
crescita dimensionale il Gruppo riesce a
cavalcare l’onda. «Comprendendo un prin-
cipio fondamentale, che oggi sottende tutti
imodernimodelliorganizzativi–sottolinea
il presidente – che, cioè, occorre tenere
sempre distinte la proprietà familiare da
quella aziendale. Altrimenti si corre il ri-
schiodiscomodesovrapposizioni».Passano
gli anni e l’Italia continua a cambiare, ma
la sua storia non smette di riverberarsi su
quella del Gruppo. «Prenda per esempio
la questione dei “panettoni di Stato”, figlia
di quella che non può che definirsi scioc-
ca politica industriale.
Motta
e
Alemagna
,
costrette per legge ad assumere in pianta
stabile gli impiegati stagionali, navigano in
pessime acque. L’unica soluzione è quella
di affidarsi all’
Iri
. Una grande perdita per
loro.Un’ottimaopportunitàperlaBauliche
riesce ad occupare lo spazio creatosi e ad
incrementare le proprie quote di mercato».
AlbertoBaulicontinuaanarrareedèsempre
più chiaro: la sua è una storia di occasioni
colte al volo, di opportunità sfruttate sa-
pientemente. «Oggi Bauli ha un tasso di
notorietà elevatissimo, l’immaginario del
consumatoreloriconduceimmediatamente
allaricorrenza,nefaunsinonimodifestività.
Certo siamo stati bravi a creare il brand ma
devoammetterecheneglianni‘80lanascita
delleTv commerciali ci ha fornito, al riguar-
do, un assist non da poco, mettendoci nelle
condizioni di operare con maggior libertà
di quanto avessi potuto fare in precedenza
con Carosello». E se negli anni Bauli ha
ampliato il suo portfolio prodotti e il suo
core business, al punto che più del 50%
del fatturato oggi è imputabile a prodotti
continuativi, lo si deve proprio alle vicende
che hanno caratterizzato il nostromercato.
«La Grande distribuzione- spiega infatti il
presidente - ha scelto la via delle promo e
del taglio prezzo, svilendo e svendendo i
prodotti, specie quelli legati alla ricorren-
za? Bene (si fa per dire) Bauli ha guardato
oltre, prima a un segmento coerente con
il valore del brand, quello delle uova di
Pasqua (anche nelle varie pezzature per il target junior),
in cui oggi siamo al secondo posto dietro la
Ferrero
. Poi a
quello dei croissant, un settore in cui è stato facile crescere
grazie alla nostra più che rodata tecnologia di prodotto (la
lievitazione naturale)». E quando poi questa terza gamba
non è più stata sufficiente, Bauli ha scelto la via delle
acquisizioni. E anche in questo caso la storia industriale
del Paese ha svolto un ruolo determinante.
«Dandoci per esempio- continua Alberto Bauli - l’opportu-
nità di procedere ad acquisizioni importanti come quella
di Doria, realtà grande e storica, ma statica e ben pre-
sto scalzata dalla più dinamica
Mulino Bianco
. O come
quelle di Motta e Alemagna, che insieme detenevano il
37% dei prodotti da ricorrenza, e della
Bistefani
, che ci
ha messo nelle condizioni di riunire marchi storici come
Buondì
,
Girella
e
Yo-Yo
». E adesso, giunti ai nostri giorni,
il Gruppo continua a farsi interprete dei tempi. In una
temperieeconomicachevedenelmercatoglobalelosbocco
interessante, Bauli ha mosso passi importanti fuori dai
confini europei. «La joint venture con l’India, ormai attivata
circa 3 anni fa, ha costituito per noi un test importante
e dirimente per comprendere il livello di gradimento di
nostri prodotti e le nostre capacità di azione fuori dai
confini nazionali. Ne è emerso che anche in un paese così
culturalmente lontano da noi come l’india, il brand Italia
è estremamente apprezzato e molto ricercato. Il mondo
nella sua globalità deve essere l’obiettivo. È lì che occorre
essere presenti. In quest’ottica l’export è importante- e il
fatto che per il Gruppo esso vale 40 milioni di euro (pari
al 10% del fatturato totale) lo dimostra pienamente – ma
ancora più importante è strutturarsi per la produzione in
loco. Ritengo che sia questo l’obiettivo precipuo di ogni
azienda che voglia veramente un bel futuro di successi.
S
40 mio
VALORE DELL’EXPORT
DEL GRUPPO




