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57

GENNAIO/FEBBRAIO 2015

465 mio

DI EURO DI FATTURATO

DEL GRUPPO

P

romozionalità sempre più spinta: ritiene che i prodotti a marchio ne possano

risultare indeboliti, a vantaggio della marca del distributore?

Ritengo che, specie nel segmento dei prodotti da ricorrenza, la marca del distributore

non potrà mai avere l’appeal del nostro marchio che ha capitalizzato nel tempo un

patrimonio di qualità e immagine, dif cilmente equiparabile.

Reverse charge: qual è il suo parere in merito?

Al di là dell’incognita dei tempi di restituzione, ritengo che l’aspetto veramente paradossale

risieda nel fatto che tocchi a noi aziende farci esattori per conto dello Stato.

Alberto Bauli e i suoi dipendenti…

Sono convinto dell’importanza di delegare l’operatività: quando scelgo una gura

professionale, lo faccio consapevole di af dargli delle responsabilità ben precise. Mi aspetto

solo che tale ducia sia meritata.

DIETRO LE QUINTE

La Bauli evolve, ma anche l’economia ita-

liana progredisce e si trasforma. È in questi

anni, infatti che la grande distribuzione fa

la sua prima apparizione. E grazie alla sua

crescita dimensionale il Gruppo riesce a

cavalcare l’onda. «Comprendendo un prin-

cipio fondamentale, che oggi sottende tutti

imodernimodelliorganizzativi–sottolinea

il presidente – che, cioè, occorre tenere

sempre distinte la proprietà familiare da

quella aziendale. Altrimenti si corre il ri-

schiodiscomodesovrapposizioni».Passano

gli anni e l’Italia continua a cambiare, ma

la sua storia non smette di riverberarsi su

quella del Gruppo. «Prenda per esempio

la questione dei “panettoni di Stato”, figlia

di quella che non può che definirsi scioc-

ca politica industriale.

Motta

e

Alemagna

,

costrette per legge ad assumere in pianta

stabile gli impiegati stagionali, navigano in

pessime acque. L’unica soluzione è quella

di affidarsi all’

Iri

. Una grande perdita per

loro.Un’ottimaopportunitàperlaBauliche

riesce ad occupare lo spazio creatosi e ad

incrementare le proprie quote di mercato».

AlbertoBaulicontinuaanarrareedèsempre

più chiaro: la sua è una storia di occasioni

colte al volo, di opportunità sfruttate sa-

pientemente. «Oggi Bauli ha un tasso di

notorietà elevatissimo, l’immaginario del

consumatoreloriconduceimmediatamente

allaricorrenza,nefaunsinonimodifestività.

Certo siamo stati bravi a creare il brand ma

devoammetterecheneglianni‘80lanascita

delleTv commerciali ci ha fornito, al riguar-

do, un assist non da poco, mettendoci nelle

condizioni di operare con maggior libertà

di quanto avessi potuto fare in precedenza

con Carosello». E se negli anni Bauli ha

ampliato il suo portfolio prodotti e il suo

core business, al punto che più del 50%

del fatturato oggi è imputabile a prodotti

continuativi, lo si deve proprio alle vicende

che hanno caratterizzato il nostromercato.

«La Grande distribuzione- spiega infatti il

presidente - ha scelto la via delle promo e

del taglio prezzo, svilendo e svendendo i

prodotti, specie quelli legati alla ricorren-

za? Bene (si fa per dire) Bauli ha guardato

oltre, prima a un segmento coerente con

il valore del brand, quello delle uova di

Pasqua (anche nelle varie pezzature per il target junior),

in cui oggi siamo al secondo posto dietro la

Ferrero

. Poi a

quello dei croissant, un settore in cui è stato facile crescere

grazie alla nostra più che rodata tecnologia di prodotto (la

lievitazione naturale)». E quando poi questa terza gamba

non è più stata sufficiente, Bauli ha scelto la via delle

acquisizioni. E anche in questo caso la storia industriale

del Paese ha svolto un ruolo determinante.

«Dandoci per esempio- continua Alberto Bauli - l’opportu-

nità di procedere ad acquisizioni importanti come quella

di Doria, realtà grande e storica, ma statica e ben pre-

sto scalzata dalla più dinamica

Mulino Bianco

. O come

quelle di Motta e Alemagna, che insieme detenevano il

37% dei prodotti da ricorrenza, e della

Bistefani

, che ci

ha messo nelle condizioni di riunire marchi storici come

Buondì

,

Girella

e

Yo-Yo

». E adesso, giunti ai nostri giorni,

il Gruppo continua a farsi interprete dei tempi. In una

temperieeconomicachevedenelmercatoglobalelosbocco

interessante, Bauli ha mosso passi importanti fuori dai

confini europei. «La joint venture con l’India, ormai attivata

circa 3 anni fa, ha costituito per noi un test importante

e dirimente per comprendere il livello di gradimento di

nostri prodotti e le nostre capacità di azione fuori dai

confini nazionali. Ne è emerso che anche in un paese così

culturalmente lontano da noi come l’india, il brand Italia

è estremamente apprezzato e molto ricercato. Il mondo

nella sua globalità deve essere l’obiettivo. È lì che occorre

essere presenti. In quest’ottica l’export è importante- e il

fatto che per il Gruppo esso vale 40 milioni di euro (pari

al 10% del fatturato totale) lo dimostra pienamente – ma

ancora più importante è strutturarsi per la produzione in

loco. Ritengo che sia questo l’obiettivo precipuo di ogni

azienda che voglia veramente un bel futuro di successi.

S

40 mio

VALORE DELL’EXPORT

DEL GRUPPO