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APR. MAG. 2017

15

Saranno anche fuochi di paglia o poco più che pop up di una stagione,

o magari rimarranno per anni: chi lo sa? Gli esempi ci sono tra i più

disparati, specie all’estero dove la tendenza è assai più diffusa. Ad

esempio il recentissimo The Avocado Show ad Amsterdam che basa

l’intero menu sul frutto verde amatissimo dai vegani ma non solo. A

New York, Rice to Riches, serve soltanto budini di riso classici o rivisitati,

mentre La Chevicheria di Parigi si butta sul piatto sudamericano del

momento. Il londinese Bubbledogs punta su un accostamento tanto

ardito da poter funzionare: hot dog e champagne. L’onda vegana poi ha

creato una pletora di salad bar. Il più originale e tech? Si trova a Londra, si

chiama Vita Mojo e l’insalata te la fa creare sull’ipad.

Seguendo i trend...

gio e dell’offerta gastronomica urbana

insiemealladecanadelmonoprodotto,

che è poi la pizzeria. Ma da dove nasce

questo rinnovato gusto per un genere

che si pensava archiviato nella soffitta

della storia insieme alle paninoteche,

alle spalline imbottite e alle pennette

vodka e salmone?

GOOGLANDO LA VITA

Gli stili di consumo alimentare sono

profondamente mutati negli ultimi

anni: si cercano cibi naturali, salu-

tari, a chilometro zero, senza glutine

magari, o vegetariani. In linea con i

propri valori o necessità dietetiche.

I Millennials sono abituati dal web

e dalla vita a cercare e trovare ciò

che vogliono in quel momento: che

sia una borsa azzurra o una lasagna

vegana. Se una volta per uscire a cena

si partiva individuando una zona (vi-

cino al cinema, a teatro), oggi spesso

si parte da una voglia, uno sfizio.

“Il monoprodotto è un’operazione

più commerciale che gastronomica,

si presta a una comunicazione di-

retta, immediata, d’impulso - dice

Roberta Ingrò

, titolare di Norma

Polpetteria Artigiana a Torino che

ha in menu una dozzina di varianti

di polpette (di carne, di magro e di

pesce), con in più i dolci, sferici pure

loro -. Tutti i giorni nel web siamo

bombardati di proposte, dunque cer-

chiamo qualcosa di diverso, un’idea.

E spesso troppa scelta stanca”. Uno

studio delle università di Stanford

e Columbia dimostra come troppe

opzioni mettono il consumatore in

difficoltà, complicando il processo di

ordinazione. Per lo stesso motivo la

tendenza attuale è quella di limitare

la lunghezza dei menu.

Si stanno adeguando anche le app per

prenotare un posto a tavola. Thefork

ad esempio, tanto per citare una delle

principali (è di TripAdvisor), dà l’op-

zione di scelta tra 62 tipi di cucine

(etniche, regionali, carne, pesce), 16 ri-

cettee6esigenzealimentari.Deliveroo

seleziona anche per “piatto preferito”.

E tra le ultime arrivate c’è SnapFood,

che unisce l’usanza di fotografare il

piattoalristoranteallarecensionedello

stesso, spingendo ulteriormente sulla

scelta “a tema”.

PASSIONEEKNOW-HOW, INNAN-

ZITUTTO

Macomenasce l’ideadi aprireunristo-

rante monotematico? “Io e i miei soci

abbiamo trasformato una passione in

un progetto – dice Ingrò -. Si rischia

di tagliare fuori un po’ di utenza, ma

lavorando sulla qualità e sulle rivi-

sitazioni si può ottenere una buona

varietà. Il vantaggio economico si ha

fondamentalmente sul personale: non

è necessario avere uno chef sempre

presente, una voltamessa a punto una

ricetta si standardizzano i processi e

il prodotto, anche se da noi poi tutto

è fatto a mano”.

Gli americani, che nel monotematico

sono decisamente più avanzati (leg-

genda vuole che a New York ci sia un

ristorante per ogni piatto tradizionale

del mondo che abbia varcato i confini

nazionali), rilevano anche i vantaggi

per il business: meno sprechi, margi-

ni più alti, maggior personalizzazione

della clientela.

Puntare su un prodotto eccellente,

inusuale, e sulle eccellenze del terri-

torio è sicuramente una marcia in più

per ilmonotematico che vuole attirare

un pubblico sempre più esigente ed

informato.

“Proponiamo un prodotto originale, a