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Possibili effetti sulle procedure di importazione-esportazione

Nel merito del commercio estero e quindi delle esportazioni, gli effetti

che potrebbero prodursi sono i seguenti:

– Potrebbero generarsi complicazioni aggiuntive per il transito in

dogana di merci che verrebbero esportate in un paese extra-

comunitario, ovvero;

a) le merci in esportazione dovranno essere dichiarate con bolletta

doganale con un onere amministrativo e dichiarativo in più;

b) le merci in importazione potranno essere soggette ad imposizioni

di confine, in applicazione dei (probabili non certi) dazi e

dell’imposta a valore aggiunto, che nell’attività di importazione

salvo regimi speciali, grava all’atto dell’operazione doganale, non

potendo queste operazioni essere oggetto di autofatturazione

come accade per gli acquisti intracomunitari;

– Dal punto di vista fiscale, e nello specifico dell’IVA, si uscirebbe dalla

logica delle operazioni intracomunitarie per passare a quello basato

sulla cessione all’esportazione

Brexit, cosa sapere

12% nel 2016 che ha colpito tutti i

settori, e mentre Coldiretti esamina

la svalutazione della sterlina, ci so-

no voci che vanno controcorrente. I

formaggi Made in Italy ad esempio

non avvertono alcuna crisi, anzi,

vanno forte e Parmigiano Reggiano

e Grana Padano tengono testa.

La Gran Bretagna è il quarto mer-

cato di esportazione generale per

l’Italia e uno di quelli che negli

ultimi anni ha dato le soddisfazioni

maggiori e il 10,1% proviene da

alimentari e bevande. Il settore ali-

mentare e delle bevande, con quel-

lo tessile, sembrano essere quelli

meno a rischio. Statisticamente, la

richiesta di prodotti alimentari e

tessili italiani infatti non si è mai

arrestata neanche negli anni di crisi

più acuta; questa analisi sui dati

storici ha indotto gli analisti a pen-

sare che gli effetti Brexit su questi

settori sarebbero solo marginali.

Così abbiamo interpellato Giorgio

Frigo, il quale ci ha illustrato la po-

sizione di CIC Cooperativa Italiana

Catering in merito.

Siete presenti con il vostro export

nel mercato del Regno Unito?

No, non siamo presenti perché non

abbiamo un socio nel Regno Uni-

to. Ma siamo molto attenti a tutti

i mercati esteri. Ci vuole l’azienda

giusta, che abbia le caratteristiche

giuste, per essere presenti su un

territorio.

Gli USA potrebbero essere allora

un collegamento utile per sbar-

care al di là della Manica?

Il marchio Qualitaly è registrato an-

che negli Stati Uniti: a livello com-

merciale, come testa di ponte, sono

due mercati completamente diversi.

Ci sono richieste speciali in fatto

di ordini provenienti dall’estero?

Non abbiamo a che fare direttamen-

te con i clienti bensì con le aziende.

Sappiamo benissimo comunque che

l’estero spesso cavalca l’onda: così

oltre confine si segue la moda.

Qual è il prodotto che vendete

maggiormente?

C’è una linea di prodotti, come la

Linea Rossa o le farine di forza,

che danno grandi soddisfazioni. I

prodotti che vanno per la maggiore

all’estero sono tuttavia quelli che

vanno anche in Italia. L’italianità è

il nostro forte.

Quale è la vostra risposta ai pro-

dotti all’Italian sounding?

La contraffazione vale il 50 per cen-

to del nostro export. Sarebbe il caso

di fare qualcosa nell’immediato.

I maggiori siti

internet in

Gran Bretagna

Istituzioni

www.italchamind.eu www.therealitalianwine.co.uk http://home.papa.org.uk/

Trade ed eventi b2b

www.bellavita.com www.welcome-italia.co.uk www.greatitalianfoodtrade.it

Fornitori

www.coopitcatering.com www.guidetti.co.uk www.italianfoodtrading.com www.delicatezza.co.uk www.gandoitalianfood.co.uk www.italianfoodtrading.com