FEB. MAR. 2017
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CIC sceglie La Carta
Se la possibilità di scelta sul mercato è oggi molto ampia, la
variabile prezzo ha un ruolo determinante. Ecco perché CIC,
Cooperativa Italiana Catering – ha scelto di includere nel proprio
assortimento a marchio una linea di prodotti in materiale cellulosico,
denominata La Carta.
«Questa linea – spiega Giorgio Frigo, che ne è il referente in seno
a CIC – contiene le quattro referenze in assoluto più alto rotanti:
il rotolone puliunto, la carta igienica e due formati di tovaglioli di
colore bianco, uno per la sala e uno per il bar. Il nostro fornitore
è Rotocart che da anni lavora con noi e con cui, 5 anni or sono,
abbiamo creato questo marchio. Ovviamente nel portafoglio
prodotti delle aziende nostre associate ci sono anche prodotti
diversi nell’ambito del monouso, ma per il nostro marchio ci siamo
orientati su quelle che vendono di più. In cucina, in particolare, la
carta è davvero ormai l’unica alternativa possibile: non credo che
qualcuno usi ancora gli strofinacci in cotone, sia per praticità che
per questioni igieniche».
Volendo stilare una classifica di co-
sto, la carta (a secco od ovatta di
cellulosa) rappresenta la soluzione
più economica con un costo che
si aggira intorno a 6-7 centesimi
per un tovagliolo; c’è poi il cotone
monouso e il tessuto non tessuto
con prezzi intorno ai 15 centesimi
al tovagliolo. La carta è la soluzio-
ne più adatta a un’apparecchiatura
giovane e a una ristorazione veloce.
L’unico limite può essere rappre-
sentato dalle dimensioni: per evita-
re rotture è meglio rimanere entro i
140 cm di lato, per i coprimacchia.
Il cotonemonouso è una fibramorbi-
da, resistente, anallergica. I prodotti
in questo materiale, prima di essere
buttati possono essere utilizzati an-
che come strofinaccci per la pulizia
“di grosso”, per esempio asciugare
dei liquidi versati sul pavimento,
perché il cotone assorbe e non si
rompe. Rispetto al monouso in car-
ta, quello in cotone è più morbido,
ha un effetto simile alla classica
apparecchiatura in stoffa riutiliz-
zabile, ed è gradevole alla bocca.
Essendo monouso, ga-
rantisce il massimo
dell’igiene e non
conserva l’odore
del detersivo.
Da un punto di
vista ambientale il
monouso in cotone ha
una sostenibilità migliore
di quello in cellulosa, per-
ché il fiore del cotone, da
cui si ricava la fibra, ha un
ciclo vitale molto inferiore
agli alberi coltivati per lapro-
duzione dei carta. Inoltre, essendo in
cotone, tovaglioli e coprimacchia si
abbinano in maniera molto coerente
con eventuali tovaglie multiuso.
La panoramica sul monouso si con-
clude con il tessuto non tessuto, il
cosiddetto Tnt. «Si tratta – spiega
Ulisse Bellesso, amministratore del-
la società Ventidue – di una gran-
de famiglia di prodotti tessili con
diverse composizioni, che hanno
la caratteristica comune di non es-
sere realizzati attraverso l’incrocio
di trama e ordito. A seconda delle
fibre utilizzate si ottengono prodotti
più o meno morbidi e gradevoli al
contatto con la bocca, con gram-
mature diverse. I nostri prodotti,
per esempio, sono biodegradabili
e compostabili, due caratteristiche
garantite da una certificazione».
Nell’ambito del monouso la scelta,
quindi, è davvero ampia. Ma qual
è la soluzione migliore? «Non cre-
do ci siano regole precise – spiega
Bellesso - e ognuno deve trovare
nel ventaglio di offerte la soluzione
che per prezzo e caratteristiche si
adatta meglio al suo locale. Secon-
do me un criterio che può guidare
nella scelta è questo: un tovagliolo
deve bastare per un pasto intero,
qualunque cosa si mangi. È davvero
antipatico dover chiedere a metà
pasto un nuovo tovagliolo perché il
primo è inutilizzabile. Il criterio di
scelta per il ristoratore deve essere
la gradevolezza per il cliente, più
che la mera economicità».




