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DIC. GEN. 2017

25

unannoal ristorante “LaCacciatora”di

Mezzocorona (Tn) più qualche espe-

rienza durante la scuola. A 17 anni

sonopartitoper l’America, quindi non

posso dire semi è rimasto qualcosa…

di sicuro ricordo di aver lavorato con

delle persone fantastiche.

Cosa hai fatto appena arrivato ne-

gli States?

Sono arrivato in America nel 1990

subito dopo aver finito la Scuola Al-

berghiera. Ricordo che dovevo andar

a lavorare all’Harris Bar di Venezia

ma qualche giorno prima di partire

mi arriva una telefonata dovemi chie-

dono se volevo barattare Venezia per

NewYork. All’epoca pensavo cheNY

fosse solamente una città immaginata

da Walt Disney, quindi è stata più

una decisione data dal fascino del

nome che per l’offerta di lavoro. Poi

quello che è successo dopo è ancora

un ‘sogno ad occhi aperti’…

Sei stato per tanti anni all’Harry’s

Bar dal ‘mitico’ Arrigo Cipriani.

Racconta questa avventura ai tuoi

colleghi che sicuramente conside-

rano questo traguardo come punto

di arrivo.

Non posso dire che per me sia stato un

puntodi arrivo, viceversa, è stato il mio

primo e unico lavoro prima di aprire

BarItalia.L’Harry’sBarmihadatodelle

basi molto forti e importanti, non solo

a livello lavorativo,ma anchenella vita.

È stata per me una grandissima scuola,

forse la migliore che un giovane possa

intraprendere. Di sicuro è un’azienda

che mi è rimasta nel cuore.

Cosa hai imparato lì e cosa vorresti

condividere di questa esperienza?

Innanzitutto, ho imparato a cucina-

re, ma anche a gestire, delegare, a

prendere delle decisioni importanti.

Ho capito come si gestisce una cu-

cina dalla A alla Z. Quello che mi

piacerebbe trasmettere ai colleghi è

il significato della parola rispetto, il

rispetto per le persone che lavorano

al tuo fianco e che giornalmente ti

aiutano a raggiungere determinati

traguardi.

E poi il ‘salto nel buio’. Decidi di

aprire un locale tutto tuo. Racconta

La tua fama è legata a una cuci-

na molto curata e tradizionale o a

piatti più stravaganti che vanno un

po’ a rompere gli schemi classici?

Raccontaci la tua cucina…

Io amo proporre una cucina mol-

to tradizionale, la stravaganza la

lascio ad altri anche se ogni tanto

mi piace fare qualcosa fuori dal-

le righe, rimanendo però sempre

dentro certi parametri. Sarà forse

arrogante dirlo, ma non c’è cosa

più bella che poter cucinare ciò

che piace mangiare e non solo ciò

che la domanda impone.

Che esperienze hai avuto in Italia?

E cosa ti è rimasto di quello che

hai visto/vissuto qui?

Purtroppo in Italia ho avuto pochissi-

meesperienze.Ho

lavoratosolamente