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IN CUCINA

DIC. GEN. 2017

22

per cercare di rimanere in piedi il

cattivo ristoratore abbassa i prez-

zi, non paga i fornitori... insomma

impoverisce tutto il sistema”.

Forse un maggiore contenimento

dello spreco migliorerebbe un po’

questa situazione. “Ma c’è molta

meno attenzione di quel che si do-

vrebbe a questo aspetto – sottolinea

– forse perché spesso lo chef non

è imprenditore e quindi, per pigri-

zia e disattenzione, getta cose che

potrebbero ancora essere utilizzate.

Non dico di arrivare all’estremo,

ma una maggiore attenzione non

guasterebbe”.

Anche Marco Soldati Chef ALMA - la

Scuola Internazionale

di Cucina Italiana, cre-

de che si debba affer-

mare una cucina più

sostenibile. “Essendo

un docente – racconta

– non mi interessa sof-

fermarmi sulle mode

effimere, ma sulle ten-

denze, più consolida-

te, che i miei studenti

affronteranno quando

tra un paio d’anni entreranno nel

mondo del lavoro. Credo che in

Italia si evidenzino due tendenze,

da un lato i grandi chef vanno verso

una cucina slegata, dove i piatti

sono più assemblati

che amalgamati. Lo

vedo nelle insalate,

nel pesce e nella car-

ne cruda. Dall’altra i

bravi cuochi, buoni

professionisti, sanci-

ranno il ritorno della

tradizione, del baccalà

in umido, delle zuppe

di pesce, dello spezza-

tino, dei fagioli in umido... nella lo-

ro gustosa semplicità. Questi piatti

sono sostenibili perché usano tutte

le parti dell’animale, non solo i tagli

più pregiati e anche i pesci poveri.

Certo è che per rendere buoni gli

ingredienti umili bisogna saper do-

minare le tecniche di cottura. Qua-

lunque impostore può preparare

un filetto alla griglia, ma solo il

professionista capace può trattare

bene anche il quinto quarto”.

Si torna alla tradizione, quindi, ma

non ripetuta pedissequamente. “La

ricetta tradizionale, quella della

nonna, oggi non è più valida: bi-

sogna alleggerire le cotture e ridurre

i grassi. La tecnica moderna deve

essere al servizio del prodotto, per

farci risparmiare tempo ed energia

e ottenere piatti migliori anche dal

punto di vista nutrizionale. Per il

bene anche dei nostri clienti”.

Anche in pasticceria si avverte que-

sta tendenza. “Negli anni passati –

afferma Salvatore De Riso, membro

dell’Accademia Italiana dei Maestri

Pasticceri – c’è stata la tendenza

di trasformare i dolci in schiume,

creme leggerissime, essenze. Credo

che si farà un piccolo passo indietro,

tornando a prodotti più veri, ma con

un occhio alla leggerezza, alla qua-

lità - a partire dagli ingredienti - e

al gusto. Ogni dolce deve avere la

sua personalità, ma senza esagerare

con le calorie. Dovrà esserci anche

maggior cura nella presentazione:

basta un piccolo tocco per dare al

cliente una impressione di maggiore

attenzione”.

Marco Soldati