APR. MAG. 2016
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agliare le tagliatelle con
il machete. Non è l’ulti-
ma frontiera della spet-
tacolarizzazione in cu-
cina, tra improbabili situazionismi
mediatici, isole di pseudo naufraghi
o cuochi alla disperata ricerca di
un’identità che buchi “lo schermo”.
È una situazione reale, nella quale
Aurora Mazzucchelli, chef del Risto-
ranteMarconi di Bologna, si è venuta
a trovare durante i suoi viaggi in
Ruanda, paese martoriato da una
guerra civile sfociata in un terribi-
le genocidio, oggi avviato verso un
difficile futuro di pace, tra strascichi
del conflitto e gli ormai cronici effetti
di una povertà diffusa.
Unparallelo simbolico, natodalla vo-
glia di avvicinare due mondi così di-
stanti, l’Emilia e la sua famosa pasta
all’uovo e il paese dell’Africa centra-
le, spinto, tuttavia, dalla necessità di
improvvisare una cena “all’italiana”
senza avere gli strumenti necessari
sottomano: «Semplicemente non c’e-
rano coltelli adatti allo scopo – spiega
candidamente Aurora – quindi il
machete era l’unica opzione. E poi
ripensando a questa cosa mi ha fat-
to piacere riflettere sul fatto che lo
strumento con il quale centinaia di
migliaia di persone sono state tru-
cidate o mutilate, servisse stavolta
per fare del bene, per cucinare, per
regalare un sorriso e un momento di
condivisione ai commensali».
Un’esperienza, quella diMazzucchel-
li, nata sull’onda dell’aiuto economi-
co dato a un orfanotrofio ruandese,
che lungi dall’essere un contentino
per lavarsi la coscienza, un’opera-
zione di soul washing, è stato un
trampolino di lancio verso la realtà
di quest’angolo d’Africa capace, qua-
si allo stesso tempo, di esprimere
sofferenza e speranza, in un mix
che lascia il segno nel cuore. E che,
da noi occidentali, è definito “mal
d’Africa”.
«Ho sempre pensato – dichiara – di
volere dare una mano, così come mi
è stato insegnato dai miei genitori,
lavoratori con testa sulle spalle e
una forte etica a guidare le scelte.
Così, dopo aver sostenuto economi-
camente questo progetto, ho deciso
di recarmi in loco, compatibilmente
con i miei tanti impegni, per vedere
con i miei occhi, per capire di più
quella realtà, spinta da una curio-
sità e da un bisogno di apprendere
che guida tutta la mia vita e la mia
esperienza professionale».
DI PIETRO CINTI
Una delle sue creazioni: Aringa affumicata, puntarelle e gamberi rosa




