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APR. MAG. 2016

29

T

agliare le tagliatelle con

il machete. Non è l’ulti-

ma frontiera della spet-

tacolarizzazione in cu-

cina, tra improbabili situazionismi

mediatici, isole di pseudo naufraghi

o cuochi alla disperata ricerca di

un’identità che buchi “lo schermo”.

È una situazione reale, nella quale

Aurora Mazzucchelli, chef del Risto-

ranteMarconi di Bologna, si è venuta

a trovare durante i suoi viaggi in

Ruanda, paese martoriato da una

guerra civile sfociata in un terribi-

le genocidio, oggi avviato verso un

difficile futuro di pace, tra strascichi

del conflitto e gli ormai cronici effetti

di una povertà diffusa.

Unparallelo simbolico, natodalla vo-

glia di avvicinare due mondi così di-

stanti, l’Emilia e la sua famosa pasta

all’uovo e il paese dell’Africa centra-

le, spinto, tuttavia, dalla necessità di

improvvisare una cena “all’italiana”

senza avere gli strumenti necessari

sottomano: «Semplicemente non c’e-

rano coltelli adatti allo scopo – spiega

candidamente Aurora – quindi il

machete era l’unica opzione. E poi

ripensando a questa cosa mi ha fat-

to piacere riflettere sul fatto che lo

strumento con il quale centinaia di

migliaia di persone sono state tru-

cidate o mutilate, servisse stavolta

per fare del bene, per cucinare, per

regalare un sorriso e un momento di

condivisione ai commensali».

Un’esperienza, quella diMazzucchel-

li, nata sull’onda dell’aiuto economi-

co dato a un orfanotrofio ruandese,

che lungi dall’essere un contentino

per lavarsi la coscienza, un’opera-

zione di soul washing, è stato un

trampolino di lancio verso la realtà

di quest’angolo d’Africa capace, qua-

si allo stesso tempo, di esprimere

sofferenza e speranza, in un mix

che lascia il segno nel cuore. E che,

da noi occidentali, è definito “mal

d’Africa”.

«Ho sempre pensato – dichiara – di

volere dare una mano, così come mi

è stato insegnato dai miei genitori,

lavoratori con testa sulle spalle e

una forte etica a guidare le scelte.

Così, dopo aver sostenuto economi-

camente questo progetto, ho deciso

di recarmi in loco, compatibilmente

con i miei tanti impegni, per vedere

con i miei occhi, per capire di più

quella realtà, spinta da una curio-

sità e da un bisogno di apprendere

che guida tutta la mia vita e la mia

esperienza professionale».

DI PIETRO CINTI

Una delle sue creazioni: Aringa affumicata, puntarelle e gamberi rosa