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APR. MAG. 2016

16

PRIMO PIANO

bocca di tutti ed è stato svuotato di

senso. È necessaria una scelta etica e

un approvvigionamento intelligente,

e in quest’ottica anche cambiare un

piatto presente in menu, cosa che

noi facciamo seguendo la disponibi-

lità quotidiana, significa solo avere

a cuore prima di tutto la freschezza

e la qualità. Ma non è stato facile far

passare il messaggio».

PREZZOFISSOECOMUNICAZIO-

NE SEMPLICE.

«Abbiamo due fasce

di prezzo, 18 e 28 euro, con 20 menu

fissi con nomi chiari, solo il menu

degustazione varia stagionalmente.

È una formula che il pubblico ap-

prezza perché si mangia bene, a un

prezzo calmierato e in quantità. E

senza dover aspettare tempi infiniti

– spiega Riccardo Pala, titolare della

milanese Trattoria 18-28, unnome un

programma –. Tutti i menù, dall’una

alle cinque portate, comprendono

il dessert, alcuni anche un calice di

vino. È una formula che permette di

ottimizzare la spesa ma anche la ma-

no d’opera in cucina, perché si può

lavorare in linea conmeno personale

che se si lavorasse con un menu à

la carte. E i tempi sono più rapidi».

In fondo, il menu light è un po’ la

quadratura del cerchio: in un settore

in cui i margini sono spesso risicati,

una scelta limitata, oltre ad aiutare a

minimizzare lo spreco, consente di

offrire il meglio in termini di qualità

delle materie prime ai propri clienti

e di mantenere l’impresa redditizia.

Senza esagerareperò: pena ritrovarsi,

stellati e non, disertati da clienti alla

spasmodica ricerca di un locale dove

poter far valere, con tutto agio, il

proprio libero arbitrio.

Storia del menu

dall’antica Cina

al tablet

L’idea di esporre le pietanze

offerte dal ristorante risalirebbe

al XIII secolo, in Cina. Il termine

francese menù, minuta, sarebbe

però apparso nel Seicento come

promemoria per la cucina mentre

nella versione a noi nota appare

nell’Ottocento con l’avvento

del “servizio alla russa”, ovvero

una portata alla volta, mentre

in Francia si era soliti mettere

tutte le pietanze sulla tavola

contemporaneamente.

In Italia la “minuta”, come

veniva chiamata nell’Ottocento,

per molto tempo fu scritta in

francese. Secondo il Larousse

gastronomique (1938) l’uso del

menu su carta si affermò agli inizi

del 1800 partendo dai ristoranti

parigini del Palais-Royal: erano

liste appese alla porta, a volte

illustrate da grandi pittori. Sempre

nel XIX secolo si affermò l’uso dei

menu separati: per uomo, donna

(senza prezzi) e lista dei vini.

Negli anni 2000 la svolta digital:

il menu approda su tablet, dove

si consulta e subito si ordina.

Due immagini della sala del ristorante 18-28 di Milano