Table of Contents Table of Contents
Previous Page  15 / 68 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 15 / 68 Next Page
Page Background

APR. MAG. 2016

13

P

otremmo chiamarla la

rivincita dei pochi ma

buoni, della qualità sulla

quantità, della razionaliz-

zazione sull’eccesso consumistico.

Un vento sta percorrendo la ristora-

zione da Parigi a New York, e vede il

in dispensa una grande quantità di

materie prime fresche che poi, a

fine giornata, magari non vengono

utilizzate. E rischiano di finire nella

spazzatura.

NEL NOME DELLA SOSTENIBILI-

TÀ.

In effetti la sostenibilità economi-

ca che deriva da una buona gestione

delle risorse, fondamentale in ogni

ristorante, in questo caso ancor più

che in altri si incrocia con i temi della

sostenibilità ambientale e della lotta

allo spreco, oggi più attuali che mai.

In fondo sono anche i clienti che

chiedono alle aziende un approccio

ecologico e il più rispettoso possibile

dell’ambiente.

Ma non è solo questo. Molti dei ri-

storatori che hanno scelto di “sem-

plificare”, anche drasticamente, il

menu spiegano la scelta con una

(semplice?) equazione: meno piatti

e ingredienti da acquistare danno

la possibilità di disporre di materie

prime di maggiore qualità, e di con-

tenere i prezzi al cliente.

È stata questa in fondo la “scusa” che

ha portato, in Francia, alla nascita del

movimento “bistronomique”, intor-

no al 2008 quando, all’inizio della

crisi economica che aveva investito

l’Europa, chef stellati hanno deciso

di abbassare le pretese (e i prezzi)

aprendo alternative “light” ai loro

ristoranti

haute cuisine

: arredi sem-

plici, quasi spartani, menu a prezzo

fisso e, spesso, nessuna scelta per

il cliente che doveva “prendere o

lasciare”. Un approccio che a Parigi,

Londra e NewYork ha numerosi rap-

presentanti, con formule abbastanza

varie (vedi box).

In tempi non sospetti però già i fra-

telli Alciati, pluristellati del ristorante

Guido di Serraluga d’Alba, già propo-

nevano un “carrello del formaggio”

con, appunto, un unico formaggio,

da ruotare ogni 15 giorni, ma “pre-

sentato come si deve”. Dunque ai

livelli più alti l’imposizione della non-

scelta si propone come consiglio e

guida all’esperienza gastronomica.

Quella della semplificazione della

progressivo addiodelmenu à la carte,

quell’ingombrante e pantagruelico

“libro” che veniva orgogliosamente

consegnato nelle mani di ogni com-

mensale nei ristoranti della nostra

infanzia. E che, a dire il vero, negli

anni si è assottigliato sempre più.

Complice, in primis, il contenimento

dei costi derivati dal dover tenere

DI ANNA MUZIO