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APR. MAG. 2016

14

PRIMO PIANO

Un’idea, tante formule

proposta, però, è una tendenza che

sta percorrendo tutta la ristorazione,

alta e bassa.

«Molti ristoranti d’albergo hanno già

abbracciato la filosofia della lotta allo

spreco e propongono una scelta limi-

tata. Oggi più che mai è vero che

Less

is More

, il meno è di più, è meglio

proporre poche cose ma fatte bene

– dice

Mauro Santinato

, consulen-

te della ristorazione e presidente di

Teamwork di Rimini –. Però da noi

il cliente vuole ancora scegliere cosa

mangiare quando va al ristorante,

mentre a Londra una cena da uno

stellato è vista come un’

experience

,

è un po’ come andare a una mostra

d’arte. Certo, la tendenza anche da

noi è quella di proporre menu sem-

plificati e ragionati».

SEMPLICEECREATIVO.

Non sono

solo economici ed ecologici in realtà

i motivi che potrebbero spingere a

limitare la scelta. Uno su tutti ci vie-

ne dal neuromarketing, che indaga

il processo decisionale che avviene,

anche a livello inconscio, nei consu-

matori. Partito dalla grande distribu-

zione, ha rivelato come una scelta

troppo ampia possa risultare, anziché

attraente, disorientante e addirittura

paralizzante.

Poi c’è l’effetto sorpresa, che però

vale solo se, oltre a proporre una

scelta limitata di menu “fissi” (fa più

chic però chiamarli “degustazione”),

questi vengono cambiati molto spes-

so, se non ogni giorno. Nell’era dei

social, dove i piatti vengono osses-

sivamente fotografati e postati sui

social, variare spesso può aiutare ad

evitare quell’effetto “déjà vu” che ca-

pita a volte anche in un ristorante

dove non si è mai stati.

COMEINTRATTORIA?GIAMMAI!

«Il menu unico? Sarebbe il sogno di

ogni cuoco, lo propongono a Parigi

ma in Italia i tempi non sono maturi,

perché esiste ancora nella memoria

collettiva il ricordo della trattoria di

una volta, considerata “povera” – di-

ce Cesare Battisti, chef puro e duro

del Ratanà di Milano –. Noi abbia-

mo un menu degustazione estratto

Intransigenza nipponica:

al giapponese The Araki,

due stelle Michelin a Londra, non si scappa: prezzi

alti (£ 300) e un unico

menu senza alcuna

possibilità di variazione,

come chiaramente

dichiarato sul sito.

Come a dire: ti avviso

ancora prima che ti

venga la tentazione di

prenotare.

Mistero:

il parigino

Septime offre un menu

“carte blanche” interamente nelle mani dello chef

Bertrand Grébaut. Si sa solo il numero delle portate:

cinque.

Sorpresa:

due stelle a Londra anche per lo chef

francese Claude Bosi che all’Hibiscus offre due menu

piuttosto cari

(£ 135): uno

classico e uno

“a sorpresa”.

Apripista:

nato

nel 2006, Le

Chateaubriand,

tra le prime

“bistronomie”

offre a 70 euro

un menu unico firmato dal talentuoso chef basco

Inaki Aizpitarte.

A Parigi ci

sono le code, a

Londra il concept

riproposto

all’hotel Mayfair

ha chiuso dopo

soli quattro mesi.

Mauro Santinato