AGO. SET. 2013
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QI NEWS
COME CAMBIANO I CONSUMI
ALIMENTARI IN TEMPO DI CRISI
U
na recente analisi del
Centro Studi Fipe ha
messo sotto la lente
i consumi alimentari degli
italiani: negli ultimi cinque
anni le famiglie hanno ridi-
mensionato la spesa reale, al
nettodell’inflazione,di727mi-
lioni di euro. Questo è il dato
di base da cui parte l’anali-
si che approda a delineare i
comportamenti nei consumi
fuori casa, in particolare per
quanto riguarda il pasto di
mezzogiorno.
Guardando più indietro nel
tempo, oltre la crisi, si scopre
che il trend del consumo ali-
mentare ha sostanzialmente
ridisegnato la composizione
del panieredelle famigliecon
l’aumento del peso di pane
e cereali, prodotti dolciari,
bevande e la riduzione del
peso di carne, pesce (fresco
e surgelato), latte, formaggi
e uova.
INSOMMA, IL CONSUMO
ALIMENTARE
si fa nervoso,
si frammenta in tanti spunti-
ni che riempiono il tempo tra
un pasto e l’altro, anche per-
ché i pasti principali danno
sempre meno soddisfazione.
Qui trovano spazio e legitti-
mazione snack dolci e salati,
bevande ipercaloriche, salvo
poi rincorrere l’abbattimento
delle calorie, e ogni altro pro-
dottochenonhabisognodel-
la sapienza del consumatore
per essere edibile (il tempo
medio giornaliero dedicato
alla cucina non supera un’ora).
Se fino a tutti gli anni ’90 e nel-
la prima parte degli anni 2000
la scarsa crescita del consu-
mo alimentare domestico
trovava parziale spiegazione
nell’aumento di quella fuori
dalle mura domestiche, con
l’avvento della crisi il paradig-
ma è cambiato. Anche i con-
sumi fuori casa hanno bru-
scamente rallentato il trend
di crescita fino ad invertirne il
segno nel corso del 2012.
Per il 2013 pur inmancanza di
affidabili previsioni settoriali
la dinamica della domanda
complessiva non lascia ben
sperare. Tenere i livelli del
2012 sarebbe già un ottimo
risultato considerando che
nell’anno in corso le previsio-
ni danno un calo dei consu-
mi delle famiglie dell’1,6 per
cento.
PUR CON IL CALO
consi-
stente dei consumi alimenta-
ri, la crisi non ha però modifi-
cato l’equilibrio tra il pranzo
in casa e quello fuori casa. Le
quote restano invariate.
Due italiani su dieci abitual-
mente pranzano fuori casa. Si
tratta di 12milioni di persone
che si rivolgono quotidiana-
mente a mense, bar, ristoran-
ti o che, più semplicemente,
consumano il pranzo sul po-
sto di lavoro portandoselo da
casa o comprandolo nei ne-
gozi in prossimità ai luoghi di
lavoro. E’un comportamento
diffuso che la crisi ha sensibil-
mente rafforzato.
Se nel 2007 erano 3,7 milioni
i lavoratori che ricorrevano a
questa modalità di consumo,
cinque anni dopo, pur in con-
comitanza di una progressi-
va perdita di posti di lavoro,
sono diventati 4,3 milioni.
Una spinta che proprio nella
necessità di fare economie di
scala trova la spiegazione più
convincente, anche se non
si può pensare che siano del
tutto assenti argomentazioni
sulle virtù salutistiche degli
alimenti casalinghi.
STILI ALIMENTARI PRECRISI E OGGI
(per 100 persone di 3 anni e più)
2007
2012
%
%
Colazione adeguata*
«
78,6
80,1
Pasto pranzo principale
-
69,1
68,0
pranzo a casa
-
73,9 74,3%
pranzo in mensa, ristorante, bar -
13,5 13,0%
pranzo sul posto di lavoro
«
6,6
7,2
cena pasto principale
«
21,4
23,4
(*)
Per adeguata, si intende una colazione in cui non si assumono soltanto tè o
caffè, ma si beve latte e/o si mangia qualcosa.
Fonte: elaborazione C.S. Fipe su dati Istat