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beverage & grocery
Cover story/coldiretti
La nostra migliore arma di marketing
è oggi rappresentata dall’italianità
dei nostri prodotti e dai volti delle
migliaia di agricoltori che affollano la
rete costituita dai nostri mercati, dalle
botteghe, gli agriturismi, le Fattorie,
fino agli Orti e ai Ristoranti. Rispetto
a dodici mesi fa, sono sono stati aperti
ulteriori duemila punti, praticamente
sei al giorno. Uno sforzo imponente
che è stato premiato dalla risposta dei
consumatori. Secondo un’indagine
Censisrelativaagliultimidodicimesi,
sono oggi 7,2 milioni i cittadini che
fanno regolarmente la spesa dagli
agricoltori. E altri 14milioni vi hanno
acquistato almenouna volta.
L’etichettaturasull’originedelpro-
dottoèstatounpassoavantinelcaso
dell’olio. Eper gli altri prodotti?
La legge sull’etichetta dell’olio e
quella che tutela l’extravergine sono il
risultatodi unabattagliaportata avanti
dalla Coldiretti insieme ai consuma-
tori, alle forze dell’ordine, al mondo
della ricerca e alla magistratura. Ora
occorre estendere a tutti i prodotti
alimentari l’obbligo di indicare in
etichetta l’origine (che interessa oggi
solounametà della spesa) e vincere la
battaglia per la trasparenza in Italia e a
Bruxelles.
Il sistema delle denominazioni,
su cui tanto si è puntato, è ancora
valido nell’economia globalizzata,
o è un modo per salvaguardare
tradizioniemicroterritorimasenza
portareagrandirisultatisuimerca-
tiinternazionali,sesiescludonoipo-
chi prodotti veramente esportati?
La tutela per legge delle denomina-
zioni di origine è stata una grande
conquista per tutelare i nostri prodotti
tipiciinEuropaenelmondo,etuttavia
non è sufficiente considerando che
all’esteroperogniprodottoalimentare
italiano esportato c’è ne sonodue falsi
(il cosiddetto italian sounding). Quin-
di occorre estendere la tutela a livello
globale con gli accordi internazionali
nell’ambito del Wto ma è necessario
intervenire anche a livello nazionale.
Il 33% della produzione complessiva
dei prodotti agroalimentari venduti in
Italia ed esportati, pari a 51 miliardi
di euro di fatturato, derivano da ma-
terie prime importate, trasformate e
vendute con il marchioMade in Italy.
La legislazione in effetti lo consente,
nonostante in realtà esse possano pro-
venire da qualsiasi parte del pianeta.
Un caso eclatante è quelli dell’impor-
tazione di concentrato di pomodoro
cinese successivamente riesportato
comeMade in Italy.
Che cosa vi aspettate da Expo 2015
e come vi vedrà impegnati?
C’è una straordinaria Italia che vi-
viamo tutti i giorni e che il mondo ci
invidia: è l’Italia del buon cibo, della
variegata agricoltura che modella
paesaggio e società, che si nutre di
tradizione e innovazione e che ci per-
mettedidetenereiprimatidellaqualità
e della sicurezza, della biodiversità e
della sostenibilità ambientale. Questa
è l’Italia che con l’Expo 2015 dob-
biamo raccontare al mondo. È a tale
scopo che abbiamo firmato un pro-
tocollo d’intesa con gli organizzatori
dell’evento che punta alla valorizza-
zione dell’eccellenza dell’agricoltura
italiana attraverso la presentazione a
livellonazionaleeinternazionaledelle
migliori esperienze sviluppate dalle
nostre imprese.
LaposizioneiColdirettisugliOgmè
notaepiùcheapprezzabile,special-
mentenell’otticadellasalvaguardia
della salute e dell’incolumità del
consumatore.Nonc’èilrischiochenel
mercato globalizzato possa costituire
un limiteper lanostra economia?
Il modello produttivo cui è orientato
l’impiego di organismi geneticamente
modificati è nemico della tipicità e della
biodiversitàealleatodell’omologazione,
che non giova all’agroalimentare italia-
no. I cittadini del resto lo hanno capito:
secondo ripetute indagini di Swg, quasi
sette italiani su dieci considerano oggi
gli organismi geneticamente modificati
meno salutari di quelli tradizionali.
Gli analisti spostano sempre più in
là la fine del lungo tunnel della crisi.
Nellagdo i consumi alimentari stanno
calando in volume. Quali sono le vo-
stre previsioni e quale direzione potrà
imboccare l’agricoltura italiana?
Esiste a nostro giudizio una via italiana
allosviluppoaggiuntivasenonsostituiva
di quella finora dominante fondata su
grandi impianti, grandi capitali, distanze
spesso irragionevoli fra luogo della pro-
duzioneeluogodelconsumoecheharet-
toperquasiduesecolil’economia.L’Ita-
lia e il suo futuro sono legati alla capacità
di tornare “a fare l’Italia”, imboccando
intelligentemente la strada di un nuovo
modello di sviluppo che trae nutrimento
daipuntidiforzadelPaese.Ènellanostra
capacità di trasferire nei nostri prodotti e
nei nostri servizi il valoremateriale e im-
materiale della distintività italiana e nel
rafforzare il nostro saper “fare rete” che
troveremo la forza e l’autorevolezza per
riconquistare la giusta capacità competi-
tiva, anche nella dimensione globale.
B
All’estero per ogni prodotto
alimentare italiano esportato
ce ne sono due falsi
il
33%
dei prodottii
agroalimentari
italiani proviene
da materie prime
importate