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APR. MAG. 2017

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Onfalós, il barbecue guarda al futuro

Tra i barbecue a disposizione degli

chef, uno dei più evoluti è Onfalós,

prodotto da Smartech Italia. «Si

tratta di un barbecue tecnologico –

spiega Stefano Bizziccheri, titolare

di Pratmar Milano, specializzata

nella consulenza e vendita di

elettrodomestici, complementi e

arredi per la cucina e autorizzato

a organizzare dimostrazioni

sull’impiego di Onfalós – alimentato

a gas e dotato di una piastra di

cottura al cromo duro, che permette

di grigliare in maniera perfetta.

Quello che fa la differenza non è

tanto la piastra ma la tecnologia che ne controlla la temperatura, che

permette attraverso sonde e termostati di cucinare sotto il punto di

fumo, intorno a 200° C. Così la carne non brucia, non si producono

fumi e odori e si può cucinare anche al chiuso».

Nella cottura, la superficie del prodotto caramellizza creando una

crosta che sigilla i liquidi. «Così la carne resta morbida e saporita –

racconta – e si riduce il calo peso. I tempi di cottura sono gli stessi

della griglia tradizionale, ma se si allungano il prodotto non brucia,

risulta solo più cotto. In ogni caso, poiché la piastra è più dura delle

lame dei coltelli, ci si può tagliare direttamente sopra, per verificare

il grado di cottura. Onfalós è ottimo anche per gli hamburger, perché

permette una cottura molto uniforme fino al cuore».

Onfalós, tutto italiano nella produzione come nel design, è disponibile in

tre misure: piccola, media e grande. «Io consiglio la media – conclude

Bizziccheri – perché permette di dividere la piastra in due zone di cottura,

per cucinare alimenti diversi insieme alle loro temperature ottimali, e può

essere spostata agevolmente per servizi catering. È alimentata da una

bombola da 5 litri, che dà un’autonomia di circa 15 ore».

che cuociono in 10-15 minuti. È una

preparazione diversa dal churrasco

brasiliano o dall’asado argentino,

che prevedono pezzi grossi, cottura

lenta e tempi lunghi. In Puglia e

Basilicata le macellerie preparano

la carne “al fornello”, ovvero in un

forno con la presenza di brace. In

Sardegna, invece, il maialino da latte

viene cotto intero per irraggiamento,

con brace posizionata a circa 1metro

dalla carne. Richiede tempi lunghi,

circa 7-8 ore».

I possibili rischi e come limitarli

Nel processo di cottura della carne

si possono formare due famiglie di

composti ritenute possibili fattori di

rischio nell’insorgenza dei tumori: le

S

e la bassa temperatura

ha permesso di esplorare

nuove modalità di cottu-

ra della carne, restano in

grande auge i metodi tradizionali,

veloci e semplici, indicati soprattutto

per preparazioni tipiche della bella

stagione.

«Pur avendo forni tecnologici, le

cotture classiche – spiega Mario De-

muro, executive chef di Hotel Villa

Cirigliano, a Tursi (MT) e presidente

APCI Basilicata – risultano sempre

gradite. Per esempio per preparare

un buon roast beef, i tagli più adatti

sono il controgirello o il girello di

vitellone di 14-16 mesi e pezzatura

di 2,5-3 kg, cosparsi con una mari-

natura a base di trito di rosmarino,

aglio, bucce di limone, salvia e prez-

zemolo. La carne va posta in forno

a 180°C per 15 minuti per caramel-

lizzare la superficie e trattenerne i

succhi, poi si abbassa il forno e si

lascia cuocere per altri 20minuti fino

a raggiungere i 56°C. Per garantire

la sicurezza, la carne va sottoposta

immediatamente ad abbattimento

della temperatura».

Una tecnica tipica della cottura all’a-

ria aperta è il barbecue. «Prediligo

quelli con legna di ulivo o quercia –

commenta – o con un buon carbone,

ma possono andare bene anche a

gas o elettrici, anche se ritengo che

il risultato sia diverso. L’importante è

stare attenti a non bruciare la carne

per evitare che si formino sostanze

cancerogene e, dopo l’uso, esegui-

Mario Demuro

re una pulizia molto minuziosa con

spazzole, detersivo e soprattutto olio

di gomito, per non lasciare tracce

di incrostazioni». Un’alternativa è la

piastra. «Ce ne sono in ghisa o al

cromo – precisa – io preferisco le pri-

me perché la cottura è più costante

e uniforme. La piastra è ideale per

pezzi di carne piatta: tagliata, entre-

cote, scortichino... perché il contatto

con la piastra deve essere uniforme

in tutti i punti del prodotto».

Cotture tradizionali a confronto

Ci sono poi metodi che apparten-

gono alle tradizioni gastronomiche

locali. «Lo spiedo – spiega Mario

Demuro – è molto usato nel centro

sud per prodotti di piccola pezzatura