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FEB. MAR. 2015

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P

rodotto destinato ad avere

unnumero crescentedi esti-

matori/clienti o fenomeno

legato a una moda, quindi

“passeggero” per definizione? Dopo

un decennio di polemiche, l’Ue ha

regolamentato la materia chiarendo

il concetto di “vino biologico” e in-

dicando una serie di prescrizioni e

restrizioni per ottenere la certifica-

zione da un ente terzo e, quindi, la

possibilità di avere il logo europeo,

l’ormai celebre fogliolina su cam-

po verde, che oggi connota tutta la

produzione biologica. Naturalmente

le polemiche non si sono placate,

i paladini della naturalità a tutti i

costi ritengono troppo permissivo

il Regolamento Europeo 203/2012

e si è creato un fronte/movimento

di vignaioli più intransigenti, che

rifiuta la certificazione in nome di

una viticoltura e vinificazione prive

di coadiuvanti.

LUNGIDALLOSCHIERARSI

inque-

sta diatriba, notiamo come l’interes-

se verso i vini biologici certificati, o

organic nell’accezione comunemente

usata oltreconfine, sia in crescita tu-

multuosa, nei paesi anglosassoni o

del Nord, quelli con una tradizione

vinicola meno radicata e una cultura

del consumo più “giovane” e aperta

alle sperimentazioni e ai nuovi per-

corsi enologici. Nellenazioni a conso-

lidata tradizione vinicola, il biologico

è un concetto che si veicola meglio

sull’ortofrutta o sui latticini, che non

nel nettare di Bacco.

Nonostante tutto, nel 2014 secondo

Wine Monitor Nomisma, il 2% delle

famiglie italiane ha acquistato alme-

no una volta vino bio, ma questa

quota è destinata a crescere anche

per il contemporaneo aumento del-

le superfici vitate biologiche (+67%

dal 2003 al 2011) e dell’interesse dei

produttori, i piccoli che scelgono

il bio per una filosofia di vita, o i

grandi che badano più alle interes-

santi prospettive in chiave export. Il

vino biologico certificato proviene

da uve bio, coltivate senza sostanze

chimiche di sintesi e Ogm e da una

vinificazione che limita pratiche e

uso di prodotti. Per il vino biologico

certificato il limite di solfiti aggiunti

non deve superare i 100 mg/l per i

rossi ed i 150mg/l per i bianchi e rosé.

Un localemoderno, con una clientela

cosmopolita e attento ai trend più

cool deve avere in lista delle etichette

bio: in Italia il mosaico produttivo

vinicolo prevede etichette da tutte

le regioni vinicole più importanti e

realtà nuove, magari aziende vini-

cole giovani, con filosofie produtti-

ve e d’immagine diverse dal solito

cliché. Vi proponiamo una piccola

selezione di proposte che spaziano

da Nord a Sud

Cresce l’attenzione verso le etichette organic

e l’interesse del cliente verso proposte vinicole

“alternative”: il vino biologico attrae i consumatori

giovani, gli enocuriosi e gli stranieri

IN TAVOLA

Vino come bio comanda

di Pietro Cinti