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fusilli, in estate le friselle e il baccalà

con i peperoni cruschi.

Quali ingredienti italiani e ameri-

cani non mancano mai nella tua

cucina?

Al primo posto metto passione e co-

noscenza, le porto sempre con me,

ovunque vada! Poi adoro lavorare con

i prodotti di stagione e materie prime

di alta qualità: in questo modo si è già

fatta la metà del lavoro, i piatti sono

eccellenti e gustosi. Con quelli ameri-

cani, a dire il vero, non lavoro molto.

Il mio ristorante Al Tiramisù è quello

italiano più autentico di Washington;

anche ad Aperto, l’altro mio locale, si

punta sulla cucina italiana.

Cosa significa essere nominati Am-

basciatori della Cucina della Basili-

cata nel mondo?

Èunasensazionemeravigliosa,difficile

da spiegare. Ho ricevuto importanti

riconoscimenti, come l’insegna del Ri-

storante Italiano nel Mondo, al Quiri-

nale, consegnatomi personalmenteda

Oscar Luigi Scalfaro, giusto per fare

un esempio, oltre a molti altri premi

internazionali. Questo però è diverso,

perché sigilla il legame profondo che

ho con la mia terra e con la gente

che la abita. Ho passato gli ultimi 20

anni della mia vita a far conoscere la

Basilicata, tutte le sue bellezze, le sue

tradizioni e le sue specialità, non solo

a Washington ma in altri Paesi come

la Turchia e la Grecia. In più, da circa

3 anni, ho aperto una Onlus che si

chiama Basilicata a Way Of living: qui

ho iniziato a fare diversi eventi, mirati

alla divulgazione della storia e delle

bontà della mia regione, rivolgendo-

mi soprattutto alle nuove generazioni!

Sono felice e soddisfatto di tutto ciò,

la strada intrapresa è quella giusta.

A quale piatto stai lavorando per

il futuro?

Più che a un piatto in modo specifi-

co, sto puntando sulla riscoperta di

ingredienti e ricette, così da renderli

parte integrantedellaquotidianità. Tra

le tante cose sto proponendo molto la

IN CUCINA

DIC. GEN. 2018

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di avere raggiunto l’obiettivo deside-

rato e un grande riconoscimento: ad

aprile dello scorso anno ho ricevuto

il titolo di Ambasciatore della Cucina

Lucana nel mondo.

Quali sono state le difficoltà più

grosse che hai incontrato?

I primi tempi è stata dura. Questo

perché, negli anni ’90, quando sono

arrivato, in America si conoscevano

pochissimo le materie prime usate

nella cucina italiana e nella tradizio-

ne tricolore. In pratica passavo la

maggior parte del mio tempo in sala

a spiegare alla clientela cosa fosse il

radicchio, quanto fosse buona la ru-

cola, come facessero bene i finocchi,

quali fossero le proprietà di un pesce

come il branzino o quale ricchezza ci

fosse in Italia tra grappa, vini e amari.

Le cose sono nettamente cambiate!

Adesso è il cliente che, spesso, mi

chiede quali novità propone la mia

cucina e quali prodotti italiani ven-

gono usati nel menù.

Quali sono i piatti della tua regione

- e dell’Italia in generale - che più

ti richiedono?

In 30 anni di attività ho proposto dav-

veromoltecose!Ultimamentehointro-

dottoilCaciocavalloe…chedire?Sono

tutti letteralmente impazziti. Lo uso

anche per i ravioli, oppure, nell’altro

mio ristorante, Aperto, lo abbino con

vin cotto e marmellate che preparo

personalmente. Poi chiedono molto i