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FORMAZIONE
62
BEVERAGE & GROCERY
P
rosegue con successo il
corso di alta formazione
Wine Business Executive
Program organizzato da Fiera Mi-
lano Media-Business Internatio-
nal sotto la direzione scientifica di
Stefano Cordero di Montezemolo.
Un corso che ha l’obiettivo di
dare ai manager delle aziende vi-
tivinicole gli strumenti necessari
a razionalizzare i problemi che si
traducano in progettazione d’im-
presa e che affianchi alla parte teo-
rica un confronto con protagonisti
del settore dai quali possa arrivare
il contributo di pragmatismo che
lo caratterizza.
Il diavolo
e l'acquasanta
Al riguardo è stato interessante il
modulo nel quale si è discusso di
identità del marchio, di visione e
di governance, al quale hanno con-
tribuito alcuni operatori di rilievo,
comeAlbieraAntinori diMarchesi
Antinori, Cesare Cecchi di Cecchi
Spa, Attilio Carlessi, presidente di
Cantinadi Soave edEnricoZanoni,
direttore generale di Cavit. Due
aziende familiari e due grandi coo-
perative. Il diavolo e l’acqua santa,
si potrebbe pensare.
Ma proprio l’approccio e le filo-
sofie diversi e apparentemente
distanti tra di loro sono la base del
setttore vinicolo italiano che, pur
scontando deficit strutturali ancora
irrisolti (la dimensione aziendale,
in primo luogo, che rende diffi-
coltoso l’accesso al credito, all’in-
novazione, all’internazionalizza-
zione), riesce a vendere all’estero
con crescente successo metà della
produzione.
«La capacità dimensionale delle
grandi cooperative – commenta
Cordero di Montezemolo – con-
sente loro di svolgere un ruolo
strategico per il settore, al quale
apportano i volumi necessari per
sostenerlo. Altro è invece il ruolo
delle famiglie», che si muovono
come delle vere e proprie boutique
puntando sulla qualità e sui seg-
menti alti di mercato.
Così, ha esemplificato Attilio
Carlessi, della presenza e della
crescita di un player su larga scala
come Cantina di Soave che da sola
produce metà del Vapolicella e
dell’Amarone si avvantaggiano
anche quei produttori caratterizzati
da piccole produzioni e prezzi ele-
vati. A patto però di avere chiara la
politica di brand.
È quanto ha fatto e fa Marchesi
Antinori, che per una linea di vini
di successo nel mass market come
Santa Cristina ha creato una cantina
omonima, totalmente svincolata dal
brand Antinori, che non compare in
etichetta. «Troppa visibilità fa male
al brand», sottolineaAlbieraAntino-
ri. «Per questo il marchio Antinori è
utilizzato con molta attenzione solo
sui vini prodotti nell’Italia Centrale.
Siamo molto attenti a non banaliz-
zarlo». «Il valore della marca - ag-
giunge Zanoni - affonda le proprie
radici nella storia.
Identità di
marca,
nel vino
tutta da costruire
COOPERATIVE E FAMIGLIE DEL VINO,
REALTÀ OPPOSTE DAI VANTAGGI
RECIPROCI
1...,54,55,56,57,58,59,60,61,62,63 65,66,67,68
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