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LUGLIO/AGOSTO 2015

tiche in grado di favorire l’accesso ai

consumi alimentari di base anche agli

strati della popolazione mondiale meno

abbienti.

L’ambiente

L’agricoltura è una attività gas-serra in-

tensiva ed il suo impatto sul riscalda-

mento globale è importante: ad essa si

deve il 13,5% delle emissioni globali di

CO2, una quantificazione che arriva a

sfiorare il 20% se si tiene conto anche

degli effetti indiretti quali la variazione

nella destinazione d’uso dei terreni e la

deforestazione.

Per salvare l’ambiente sarà fondamen-

tale sviluppare tecniche di coltivazione

più sostenibili: anche il recente G7 ha

confermato l’impegno a contenere l’in-

cremento di temperatura da attività an-

tropiche entro i 2°C, soglia oltre la quale

i danni sul clima potrebbero diventare

irreversibili.

Per chi ha a cuore l’ambiente giova ricor-

dare che anche le scelte di consumo in

capo ai singoli individui giocanoun ruolo

rilevante sulla sostenibilità ambientale

dell’alimentazione: pur in presenza di

una popolazione in crescita di oltre il

30%, l’impatto sull’ambiente al 2050 sa-

rebbe addirittura più contenuto di quello

attuale inunamisura pari all’11%qualora

a livello globale tutti adottassero una

dieta vegetariana e del 22% nell’ipotesi

un approdogeneralizzato al veganesimo.

Non secondario è inoltre il tema sprechi:

oltre il 30% della produzione agrico-

la non raggiunge la tavola diventando

spazzatura lungo i vari stadi della filiera

(raccolta, stoccaggio, trasporto, distri-

buzione).

Stiamoparlando di 1,3miliardi di tonnel-

late di cibo all’anno (circa mezzo chilo

per persona al giorno), ovvero ciò che

servirebbe per sfamare la nuova popo-

lazione che abiterà il pianeta al 2050.

La tecnologia

La FAO stima che per assicurare una

alimentazione adeguata per tutti le rese

agricole dovrebbero migliorare entro il

2050 a ritmi del 30% superiori a quelli re-

gistrati tra gli anni ’60 del ‘900 e il primo

decennio di questo secolo: un obiettivo

certamente ambizioso che fa ampia leva

sul contributo dell’innovazione tecno-

logica. Anche se grossi passi in avanti

sono stati fatti in questi anni in termini

di diffusione dei fertilizzanti, tecniche

di irrigazione e selezione delle sementi,

resta ancora molta strada da fare.

Uno dei temi più controversi, anche per

le sue implicazioni sulla salute dei consu-

matori, ha certamente a che vedere con

la messa in commercio degli organismi

geneticamente modificati (Ogm): tra il

1996 ed il 2014 la superficie destinata

alle coltivazioni Ogm è passata da 1,7

a 175 milioni di ettari in 27 Paesi nel

mondo (circa il 90%dei volumi è tuttavia

concentrato nei primi cinque: Stati Uniti,

Brasile, Argentina, India e Canada).

Sul fronte della produzione le frontiere

del cibo del futuro avranno le forme dei

droni e dei robot per l’agricoltura di pre-

cisione, delle coltivazioni verticali e fuori

suolo per l’ottimizzazione degli spazi

coltivabili, suquellodel consumoavremo

le stampanti 3Dper la personalizzazione

dei piatti, gli elettrodomestici “intelligen-

ti” in grado di interagire direttamente

con smartphone e tablet per segnalare

i prodotti in scadenza, suggerire ricette

e fare la spesa on line sulla base delle

nostre preferenze abituali.

Gli stili alimentari

Nonostante una progressiva contamina-

zione delle culture, le abitudini di con-

sumo alimentare hanno ancora oggi un

forte valore identitario. Tale fenomeno

è determinato da componenti geografi-

che e dalle caratteristiche climatico-am-

bientali delle aree di produzione e di

consumo, ma anche da fattori di natura

economica, storica, religiosa e sociale.

Si calcola che in media nel mondo ogni

persona mangi quasi 2 chili di cibo al

giorno, ma con marcati scostamenti nel-

le diverse aree del globo: in Europa e

nelle Americhe si sale ampiamente oltre

i 2 chilogrammi giornalieri (rispettiva-

mente 2,6 e 2,2 pro capite), mentre in

Africa ed in Asia le quantità risultano

più contenute (1,6 e 1,7).

Molto diverso è anche l’equilibrio tra

prodotti di origine animale e vegetale: i

primi, ad esempio, rappresentano il 40%

della dieta di un europeo ma coprono

appena il 10% dell’alimentazione di un

africano.

È tuttavia opinione diffusa che il cibo

del futuro sarà solo un lontano paren-

te di quello che consumiamo oggi: nel

carrello della spesa ci sarà sicuramen-

te posto per maggiore globalizzazione,

più salute e benessere, ma anche forte

innovazione. Sulla tavola di domani, se

ancora esisterà, troveremo (forse) ali-

menti sintetici, sviluppati in laboratorio,

alghe e insetti: a noi farci trovare pronti

per la rivoluzione.

S

40%

LA PERCENTUALE DI CIBI

DI ORIGINE ANIMALE PRESENTI

NELLA DIETA DI UN EUROPEO

FULVIO BERSANETTI

Economista di REF Ricerche, si occupa di analisi microeconomica

dell’inflazione, dei consumi, del sistema distributivo e delle politiche tariffarie.

Consulente di Unioncamere per l’Osservatorio Prezzi

e Mercati.