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GENNAIO/FEBBRAIO 2015

una vocazione alla qualità, la cura del

servizio nei minimi dettagli e soprattutto

un grande entusiasmo imprenditoriale:

tutti attributi rari e difficili da coordinare

in un quadro di assoluta coerenza, in

grandi strutture burocratiche.

L’affermazione di principio del manage-

ment di Pete’s suona dunque così ”Noi

di Pete’s Fresh Market non diciamo ai

clienti quel che serve loro.

Noi li ascoltiamo (per accontentarli)” ed

effettivamente l’esperienza diretta da noi

fatta nell’ultimo store nato all’incrocio di

Madison e Western (Chicago) lo confer-

ma, con il calore di una relazione con

il pubblico che, effettivamente, dialoga

con gli addetti ai banchi serviti e che

richiama, in questo modo, lo spirito di

Wegmans, il fuoriclasse della East Coast.

È bene ricordare però al lettore Italiano

che non si parla di una catena upper scale

riservata ai redditi più elevati.

Il bacino di attrazione che include il Fulton River

District, Greek Town, Little Italy, e l’University Village

era da anni evitato dalle altre catene di supermercati.

Investire in una elegantissima struttura di circa 7mila

m2 pareva un’idea balzana, tal che James Dremonas

confessa di “avere deciso di “pancia”, d’istinto.

Ebbene, come in altri casi di cui parlere-

mo, la comunità di riferimento ha accolto

con entusiasmo un’insegna che qualifica

i vari stili di consumo alimentare, garan-

tendo con le economie di scala i prezzi

delle grandi superfici di vendita.

BEST IN CLASS

Pete’s propone un percorso ellittico perimetrale dei reparti freschi

che inizia con

l’ortofrutta e termina con il lungo banco dei piatti caldi pronti per il consumo in store o

take-away