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NOVEMBRE/DICEMBRE 2014
i
mplementarecostantementenuove tecnologie,
utilizzare in forma sempre più smart i social,
ottimizzare i servizi sul punto vendita sono
scelte accomunate da un obiettivo precipuo:
quello di migliorare la custumer experience. Purtroppo,
a fronte di questo sforzo congiunto da parte dei retai-
ler, esiste un pesante deterrente, un ostacolo oggettivo
che, insinuandosi surrettiziamente nell’atto d’acquisto,
rischia di penalizzarlo sensibilmente. Infatti lo spettro
delle differenze inventariali (attribuibili a furti, ma anche
a cattiva gestione delle scorte) fin troppo spesso frustra
le aspettative del consumatore che non trova in negozio
il prodotto desiderato. L’esito di questo smacco talvolta
si concretizza nel ripiegamento su un altro prodotto,
ma spesso anche nella fuga verso l’on line, un canale
che invece non dovrebbe (almeno nelle intenzioni dei
retail tradizionali) cannibalizzare il negozio fisico ma, al
contrario, rafforzarlo.È evidente, a questo punto, quanto
profondo e scomodo possa essere l’impatto delle diffe-
renze inventariali sul percepito del cliente.Imprescindi-
bile, quindi, approfondire la conoscenza del fenomeno
e affinare le armi per affrontarlo.
Il fenomeno: dimensione globale
Tra gennaio e dicembre 2013 – recita Il Barometro Mon-
diale dei furti nel retail *- a livello globale, la percentuale
media di differenze inventariali è stata dell’1,29% delle
vendite, corrispondenti a 128,51 mld di dollari. Una cifra
elevata, ma in calo del 4,8% rispetto all’anno precedente.
Ma chi sono le “vittime” principali? I discount (2,65%),
le farmacie/ empori (2,17%) e i negozi di articoli di can-
celleria/forniture per ufficio.
Chi minaccia la
customer experience?
DIFFERENZE INVENTARIALI
Probabilmenteacausadellepiccoledimen-
sioni dei prodotti venduti. Meno tartassati,
invece, i negozi specializzati in elettroni-
ca/elettrodomestici/prodottimultimediali
(0,50%) edi giocattoli (0,65%). Tra i prodotti
rubati con maggiore frequenza vi sono:
uten¬sili ad energia elettrica, vini, gioiel-
li, calzature, smartphone, viti e rondelle,
abbigliamento intimo, lamette, prodotti
per il trucco e la cura della pelle, prodotti
alimentari di qualità.
Costi dei furti
Per limitarci ai furti veri e propri (come
abbiamo detto, le differenze inventariali,
includono anche gli errori amministrativi)
vediamo che per una quota molto elevata
(67%) essi sono perpetrati da dipendenti
disonesti e da taccheggiatori. Nel 2013,
il costo globale dei furti nel retail è stato
pari a 180,38 mld di dollari e rappresenta
L’EDIZIONE 2014 DEL BAROMETRO MONDIALE DEI FURTI
NEL RETAIL RIVELA CHE NEL NOSTRO PAESE IL REATO È IN
CALO, MA HA ANCORA UN COSTO ANNUO ELEVATO: 94
EURO PRO CAPITE
di Carmela Ignaccolo
@carmelaignaccol
1,29%
MEDIA GLOBALE DELLE
DIFFERENZE INVENTARIALI
67%
DEI FURTI SONO PERPETRATI
DA DIPENDENTI DISONESTI
E DA TACCHEGGIATORI




