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OTT. NOV. 2016

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hanno deciso di intraprendere questa

strada. È il caso di Perlage Srl di Soligo,

zona vocata per il Prosecco Docg.

“Daoltre30anni lanostraaziendacolti-

vaeproduceinmodobiologico.Poi,nel

2011 abbiamo dato un’ulteriore svolta

con la totale conversione al vegano.”

Dichiara Ivo Nardi, Amministratore

Perlage. “Il primo Prosecco Doc Vegan

è stato Sgajò, a cui si è aggiunto l’an-

no successivo Zharpì, primo Prosecco

DOC Brut 100% Vegan”.

Come si svolge il lavoro in vigna per

avere un vino vegano?

“Sia in vigna che in cantina le uve ven-

gonolavoratenelrispettodellafilosofia

vegan, a partire proprio dalla gestione

del terreno: per ottenere delle uve sane

econtrollate,invignetoèfondamentale

preservarelabiodiversitàdelsuolo.”Af-

fermaAndreaGallina,enologoPerlage.

“Si tratta di un lavoro lungo e certosino

che però ci consente di avere la cer-

tificazione Vegana rilasciata dall’ente

verificatore CSQA.”

Dal Venetoaun’altra regionedalla con-

solidata fama per la qualità del vino:

l’Abruzzo. Qui ha sede una delle mag-

giori realtà vitivinicole del centro-sud,

la Cantina Tollo, una cooperativa con

circa 800 soci che conferiscono uve

da 3.200 ettari di terreno. Anche loro,

da diversi anni, hanno affiancato alla

linea produttiva tradizionale quella dei

vini vegani.

Quali procedure devono essere ne-

cessariamente seguite - oltre all’a-

bolizione totale di ogni elemento di

origine animale - per avere un vino

vegano?

“Occorreesserecertificatidaunorgani-

smo terzo come la CCPB con il compito

di controllare la corretta applicazione

di tutti i protocolli di lavorazione per

escludere ogni forma di contaminazio-

ne.” Spiega l’enologo Daniele Ferran-

te. “Inoltre occorre verificare, tramite

dichiarazione del produttore, che gli

impianti e i coadiuvanti di lavorazione

non abbiano usato prodotti di origine

animale e che non siano stati sfruttati

animali in nessuna fase”.

Quali sono le caratteristiche che evi-

denziano un “buon vino vegano” in

termini di colore, olfatto e gusto?

“Non ci sono o non dovrebbero esserci

sostanzialidifferenzeorganolettichetra

il vino vegano e quello convenzionale.

In entrambi i casi le proprietà delle

uve devono esprimersi al meglio co-

sì da offrire un ventaglio completo in

degustazione. Se ci riferiamoai coadiu-

vanti, ne esistono di alternativi rispetto

a quelli di origine animale, sono solo

molto più costosi ma altrettanto validi.

La nostra è stata una ricerca attenta

e scrupolosa proprio per mantenere

inalterata anche la tipicità dei nostri

vini, simbolo dell’Abruzzo.

Come si posiziona il vino vegano

nella ristorazione e sul mercato in

generale?

“Il consumo è ancora destinato a una

nicchia di mercato nonostante, nel no-

stro caso specifico, l’ultimo anno ha

registratounincrementodicircail30%”

Dichiara Maurizio Primavera direttore

commerciale vendite Italia.

“La forte spinta di diversificazione nel

consumo fuori casa ha certamente

trovato in questa categoria un valido

supporto, riscontrando un eccellente

equilibriodiposizionamentoanchecon

i vini convenzionali”.