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DIC. GEN. 2016

18

le, con una maggiore integrazione,

una capitale europea insomma, che

attira per la sua vitalità e cultura.

In questo senso potrebbe aiutare il

polo hi-tech in programma nell’area

Expo (vedi box).

VELOCE EGOURMET LOSTREET

FOOD.

Poi ci sono i ristoranti aperti

per l’occasione, qualche centinaioper

lo più di piccole dimensioni e orien-

tati a un servizio veloce, mentre in

giro per Milano, complice anche una

stagione di bel tempo prolungatosi

fino a fine ottobre, si moltiplicavano

Apecar e chioschi di street food.

Insieme ai mercati hanno moltipli-

cato i punti e le occasioni di ristoro,

portando il cibo in strada a tutte le

ore. In linea con i nuovi stili di vita

che vogliono il consumo alimentare

fast&cheap, ma con attenzione al gu-

sto e alla provenienza dei cibi (vedi

gli hamburger gourmet, i tempura di

verdure, le tartare di pesce conmojito

o spumante del gettonatissimo Mer-

cato Metropolitano). Una tendenza

PRIMO PIANO

Entro il 30 giugno 2016 il sito di Expo dovrà essere

sgombro. Ma per fare cosa? Un polo tecnologico-

universitario dedicato all’innovazione, un grande

centro di ricerca su nutrizione, genomica, big data,

eco-sostenibilità: tutte discipline che dovrebbero

migliorare la vita dell’uomo del 2040. Lo Stato è pronto

a investire 150 milioni di euro l’anno per i prossimi 10

anni: lo ha promesso il premier Matteo Renzi in visita

a Milano lo scorso novembre.I primi 1.600 ricercatori

potrebbero occupare già da aprile le strutture vicino

all’Albero della vita, dove saranno allestiti “laboratori

leggeri”. Ma per riempire quel milione di metri quadri

potrebbe volerci fino al 2023.

Tra i progetti c’è un parco su metà del sito,

attrezzature sportive, un campus universitario

dell’Università Statale per le facoltà scientifiche,

con residenze per 1000/1500 studenti. Ma anche

una “mini-Silicon Valley” per imprese e start-up

tecnologiche, caldeggiato da Assolombarda, e il centro

di ricerca agroalimentare del ministero dell’Agricoltura.

Con il tema di Expo, alimentazione e sostenibilità, al

centro, perché come si auspica il ministro Maurizio

Martina «l’area abbia una coerenza strettissima con il

tema, perché non possiamo fare un parco tecnologico

generico, abbiamo il dovere di focalizzare i nostri

sforzi su un tema di frontiera dove possiamo fare la

differenza rispetto ad altri Paesi».

Tutti però sembrano concordare su un punto: «L’area

di Expo Milano 2015 non deve diventare il nostro

rimpianto: deve essere il punto di partenza per l’Italia

che verrà».

Parola del premier Matteo Renzi.

DOPO EXPO

Che fine farà quel milione di metri quadri

L’OPINIONE

Nessun dorma!

«M

ilano rischia la sovraesposizione,

non solo mediatica, ma emotiva e

simbolica».

Comincia così l’intervento di Giuseppe Minoia

sulla rivista

Gfk 5 minuti

da lui diretta. La

premessa di Minoia è che Milano è diventata

la capitale della festa mobile d’Italia, se

non d’Europa. La città si è traformata in

un laboratorio della nuova creatività e del

convivere in maniera positiva. Vero, falso? Si

chiede Minoia. Ecco il suo ragionamento.

Sappiamo, per aver monitorato il percorso percepito dal

pubblico, italiano e non, che Expo è stato un evento a gradimento

crescente, e che nel trascorrere dei mesi si sono accentuate le

manifestazioni di interesse e di desiderio di esserci: molti stanno

tuttora sperando che Expo Milano 2015 non venga smantellato

e che possa riproporsi per qualche aspetto nella sua sintesi

di divertimento e contenuti pluridimensionali, dalle scoperte

tecnoscientifiche ai touch point multietnici.

Questo non significa che si sia verificato, quasi per magia, un

processo osmotico tra Expo 2015 e la città metropolitana. I dati

relativi agli esercizi pubblici e agli alberghi sono in crescita, ma

altri riguardanti i consumi culturali sono tutt’altro che confortanti.

In particolare il mondo dello spettacolo, dalla Scala al Piccolo

Teatro sino all’arcipelago dei Musei e delle Mostre ad hoc, ha

registrato un numero di presenze deludente, comunque basso

rispetto alla qualità davvero eccezionale dell’offerta.

Si può dire, in base al nostro Osservatorio, che Expo Milano

2015 ha saputo davvero favorire un agire comunicativo che si

è tradotto in risposte soddisfatte nei milioni di visitatori, mentre

il fuori Expo, soprattutto per quanto riguarda l’offerta artistica,

musicale, teatrale, cioè culturale, non è stato in grado di

intercettare i reali desideri e bisogni del pubblico. Risulta evidente

che il vero spettacolo, indimenticabile, è avvenuto dentro Expo, di

giorno e di sera, nel decumano e nei padiglioni, aspettando che

Giuseppe Minoia