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DIC. GEN. 2016

17

Quasi un visitatore su cinque si è fermato

in uno dei 17 ristoranti o tre ristori di

CIR Food, che a Expo ha portato la sua

esperienza di cooperativa impegnata nella

ristorazione collettiva che ogni anno serve

80 milioni di pasti preparati da 1200 cuochi

e con 11mila addetti.

Abbiamo chiesto alla presidente Chiara

Nasi che eredità Expo ha lasciato alla

cooperativa.

«A Expo si è concretizzato non solo il

nostro modo di fare ristorazione, ma

anche la nostra visione sul cibo, che non

è solo nutrimento ma anche cultura, etica

e diritti. Usciamo rafforzati da questa

esperienza, che è stata un’occasione unica

per riflettere su questi temi. Dopo questa

manifestazione, seguiremo con ancor più

convinzione la strada intrapresa in questi

anni».

Come si sono comportati i cinque

nuovi format impiegati in loco (Tracce,

Chiccotosto, Let’s Toast, Viavai, Aromatica)?

«All’interno del sito espositivo abbiamo

registrato un sostanziale equilibrio tra

i format. A fare la differenza è stata

soprattutto la posizione dei locali rispetto

alle principali vie di transito: quelli lungo

il Decumano (la via principale di Expo)

hanno ottenuto performance migliori

rispetto agli altri. Inoltre, i ristoranti free

flow Tracce, i bar-caffetterie Chiccotosto e

i quick service restaurant Let’s Toast hanno

attirato in media una clientela più giovane,

mentre i quick service restaurant ViaVai e il

ristorante con servizio al tavolo Aromatica

una leggermente più matura. L’obiettivo

è di rilanciare in Italia i format proposti

a Expo 2015 in ambito commerciale,

partecipando alle gare d’appalto per

i servizi di ristorazione delle grandi

concessioni e diffondendo questi locali nel

cuore delle città che meglio rispondono alle

caratteristiche delle nuove insegne».

CIR FOOD LA RISTORAZIONE UFFICIALE

Cinque format e un’idea di ristorazione

da spendere anche “fuori”

ristoratore a Milano e Pre-

sidente Ente Bilaterale per

il Turismo - ma anche qui ci

sono attività che hanno re-

gistratoun 10/15%di clienti

in meno, per l’emorragia

del consumatore abituale

che ha preferito andare a

Expo per un aperitivo o

una cena, approfittando

del biglietto serale. E questo

magari anche a fronte di investimen-

ti importanti, con aumenti

del personale o aperture

prolungate, che non hanno

ottenuto il ritorno sperato».

L’eredità più preziosa è però

la conoscenza della città al

di là di Cenacolo e Duomo:

«Grazie al passaparola e ai

servizi sui media si sono

scoperti i tesori nascosti di

una città che ha incuriosito

il turista. Ma il turista affascinato

Alfredo Zini

dovrà continuare

a essere supportato da grandi mo-

stre ed eventi, poli museali aperti e

servizi che funzionano». Una pecca?

L’assenza di servizi ricettivi low cost

per giovani, sullo stile degli ostelli

design del Nord Europa, che facciano

da pendant ai voli low cost e attirino

i giovani “che viaggiano di più e por-

tano movimentazione e benessere,

anche se spendono poco”. Obiettivo?

Diventare una città più multicultura-

I numeri

di Cir Food

4

milioni

di clienti

nei 17 ristoranti e

3 punti ristoro con

4.000 posti a sedere

23

milioni

di euro di

fatturato

300

mila

tranci di

pizza

55

mila

kg di pasta

2

milioni

di caffè

serviti