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OTT. NOV. 2015

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restante parte della popolazione si

considera astemia, cioè dichiara di

non bere da oltre un anno alcuna

bevanda alcolica.

Tuttavia cresce la quota dei consu-

matori occasionali e il consumo fuori

dai pasti, a segnalare come l’assun-

zione di bevande alcoliche, si sposta

dalla tavola domestica alle occasioni

di socializzazione extradomestiche,

soprattutto per i più giovani.

I CONSUMI ALIMENTARI.

Se

guardiamo poi nel piatto ci accor-

giamo che mangiamo sì la stessa

quantità di cibo degli anni Settanta

(2,8 chilogrammi al giorno) ma si è

profondamente modificata la dieta

alimentare e più estesamente le ti-

pologie di consumo. Impazziti per

il bio da un lato (+ 20% all’anno),

cresce anche il “cibo della rinuncia”:

il 10% degli italiani è vegetariano

(un primato in Europa seguiti dai

tedeschi), il 2% dichiara di essere

vegano.

Crescono anche i consumi di cibo

etnico (+18% nel 2015): l’internazio-

nalizzazione del gusto -Expo o non

Expo- ha fatto centro nel nostro Pa-

ese complici sicuramente i crescenti

flussi migratori. Secondo dati diffusi

recentemente dal Governo, metà de-

gli italiani ha sperimentato almeno

una volta la cucina etnica, mentre

uno su cinque mangia etnico una

volta al mese.

Si tratta di un nuovo modo di con-

sumare che prende tre direzioni.

In prima battuta il ristorante: dai

dati Unioncamere relativi alla re-

gistrazione delle nuove imprese, si

evince che tra il 2011 ed il 2014

questo comparto della ristorazione

è cresciuto dell’1,6%.

Dei ristoranti di nuova apertura,

quasi uno su tre è etnico. Se ne

contano circa 190mila in tutto il ter-

ritorio nazionale: quello cinese è il

più diffuso(40%), seguito dal giappo-

nese (16%) e dal messicano (15%). A

seguire il negozio alimentare etnico

e la distribuzione moderna.

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