pubblici esercizi
23 Giugno 2022Organizzato presso il Caffè Paszkowsky (1903) di Firenze con istituzioni locali e nazionali dalla Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, il forum ha voluto tracciare le prospettive per i bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie in attività da oltre 70 anni che hanno conservato ed esposto al loro interno cimeli, documenti e testimonianze dell’epoca. In totale, si tratta di poco meno di 200 pubblici esercizi in tutto il Paese situati in contesti architettonici paragonabili a museo diffusi per la loro qualità, architettonica e di design. Insomma, un racconto storico vivente, corale e diffuso, che oggi è stato interpretato da tanti ospiti presenti al Forum: da Gilberto Pichetto Fratin a Dario Nardella, da Davide Rampello a Stefano Bertocci, da Paolo Restuccia a Alex Revelli Sorini a Carlo Conti.
“Gli Storici - ha commentato Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio - non sono come gli altri Pubblici Esercizi. Eppure, hanno un valore fondamentale proprio per gli altri pubblici esercizi, e non solo. Questi locali infatti hanno una funzione culturale evidente e, soprattutto dopo anni difficilissimi di forzatura della socialità, hanno assunto un vero e proprio ruolo-pivot nel rilancio di qualità delle città e dei borghi. Così, se sono sempre stati luoghi emblematici nella vita delle comunità, ora diventano asset strategici del turismo nazionale di locali intorno ai quali è possibile costruire delle vere e proprie politiche di attrattività del territorio”.
“L’appuntamento ci ha dato l’occasione per discutere, insieme alle istituzioni, del futuro di locali che sono un vero e proprio fiore all’occhiello della ristorazione italiana – continua Alessandro Cavo, Presidente de “Gli Storici” – Associazione Caffè e Ristoranti Storici d’Italia e titolare della Pasticceria Liquoreria Marescotti (1780) di Genova – Per tutelarli in maniera efficace bisogna però capire che quelli di cui stiamo parlando non sono Pubblici Esercizi come gli altri, ma hanno delle peculiarità ben precise che molto spesso complicano la loro gestione. Mi riferisco ad aspetti molto pratici. Per esempio, qualunque tipo di intervento di manutenzione implica tempi e costi estremamente superiori. Basti pensare che anche solo per imbiancare una parete bisogna chiedere il nulla osta alla Soprintendenza ed effettuare stratigrafie a nostre spese prima di poter procedere. C’è poi il grande tema degli affitti che nei centri storici, nostro habitat naturale, rappresentano una voce di costo insostenibile e in continua crescita. Insomma, i problemi sono tanti e complessi e c’è bisogno di affrontarli in maniera coordinata. Per questo motivo, insieme a Mise, unione consumatori, Confcommercio e UNI, abbiamo costituito un gruppo di lavoro volto alla redazione di una norma UNI che consenta di certificare e distinguere formalmente i locali storici dagli altri Pubblici Esercizi. Si tratta certamente di un primo passo necessario a definire in maniera più netta la categoria che, di conseguenza, potrà essere tutelata nei modi opportuni”.
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