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LUGLIO/AGOSTO 2015
a
ll’inizio furono l’abbigliamento e le scarpe
delle grandi firme, poi gioielli e accessori
per la casa. Solo più tardi il mondo del
largo consumo ha scoperto l’esistenza dei
temporary shop. Si tratta di un fenomeno ancora margi-
nale: secondo l’analisi di
Assotemporary
, associazione
che riunisce tutti gli operatori del “temporaneo”, il food
riguarda il 10% delle richieste di temporary, anche se
la tendenza è in crescita. «Non ci sono ancora molte
iniziative di temporary shop che riguardano il mondo
del largo consumo – spiega
Massimo Costa
, segretario
generale dell’associazione – ma non ci sono preclusioni.
Tutti i settori possono utilizzare il temporary shop per
vendere, perchè in fondo è anche un negozio tempo-
raneo, e per comunicare efficacemente, come hanno
La formula che seduce
i grandi marchi del food
TEMPORARY STORE
fatto diverse aziende negli anni scorsi».
In base all’esperienza di Costa, la scelta
di aprire uno spazio temporaneo può es-
sere fatta con obiettivi di promozione,
marketing o vendita, in base alle speci-
fiche esigenze. «Può certamente offrire
un’ampia visibilità ai prodotti – sottolinea
- soprattutto se la location prescelta è in
posizione strategica dal punto di vista
commerciale. Il paragone immediato va
fatto con il cartellone pubblicitario, che
non consente quel rapporto diretto con il
consumatore che visita un temporay store.
Rispetto allo scaffale c’è la possibilità di
creare una scenografia e un’atmosfera
particolari che facciano entrare in con-
tatto diretto con il brand.
Da sottolineare che attraverso il tem-
porary shop si può anche sperimentare
l’apertura di un proprio negozio mono-
marca e realizzare significative opera-
zioni di marketing».
Fondamentale è la scelta della location:
«In relazione al budget – prosegue - si
può scegliere in posizione strategica, di
solito il centro cittadino, e in periodi
strategici come quelli fieristici, Salone
del Mobile in particolare. Assolutamente
interessante una location milanese nel
periodo di Expo».
Non esiste a oggi un normativa specifica
suquestamodalità di vendita. «Si procede
per analogia – spiega Costa - seguendo la
regolamentazione commerciale e quella
relativa agli eventi.
SEGUENDO L’ESEMPIO DEI MARCHI PIÙ BLASONATI DELL’ABBIGLIAMENTO, E NON SOLO, ANCHE
LE MARCHE DEL LARGO CONSUMO HANNO SCOPERTO LE OPPORTUNITÀ CHE UN NEGOZIO
TEMPORANEO PUÒ OFFRIRE. MILANO, COMPLICE EXPO, È LA VETRINA PREFERITA
di Rachele Agostoni
Massimo Costa, che
nel 2008 ha creato
con alcuni imprenditori
Assotemporary




