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GENNAIO/FEBBRAIO 2015
dei piccoli tablet, dal costo più elevato,
ma che contengono tutte le informazioni
richieste. Il vantaggio è che quando rice-
viamo la merce con una bolla elettronica
possiamo trasferire tutte le informazioni
sul lotto direttamente alla lavagna”.Come
è stato accolto il cambiamento da parte del
personale?“Inmodopernientetraumatico,
anzi le etichette elettroniche sono state
viste come una liberazione da un lavoro
(il cambio pezzi) vissuto come ossessivo
e noioso”. E i clienti? “I più anziani ritene-
vano che sulla carta il prezzo si leggesse
meglio, ma dalla maggior parte abbiamo
avuto riscontri positivi”. Secondo Stefano
Bava “da quando abbiamo messo le eti-
chetteelettronicheècresciuta la fiduciadel
cliente nei nostri confronti, anche rispetto
ai competitor di piazza che non le utilizza-
no”. Per ora la soluzione è adottata solo in
alcune aree, libero servizio e grocery, “ma
se avessi l’okamplierei anche alle zone con
meno variazioni, non solo per un discorso
di coerenza espositiva. Cuneo è una città
di provincia, dove il consiglio e il rapporto
umano è ancora importante anche in un
ipermercato e liberare il personale da un
lavoro ripetitivo ci ha permesso di impie-
garlo per seguire meglio l’area vendita,
anche dove di solito il rapporto con la
clientela è limitato”.
Con l’NFC
parla con il cliente
Le nuove tecnologie poi permettono fun-
zioni più avanzate. “Le etichette elettroni-
che oggi possono essere utilizzate anche
per visualizzare i dati di gestione, e come
ELECTRONIC LABEL
strumentodimarketing, tramite la tecnologiaNFC. Grazie
al tag NFC inserito nell’etichetta, una volta toccata fisica-
mente con il cellulare questa può inviare informazioni
sul prodotto, messaggi pubblicitari, video, promozioni
e couponing, informazioni nutrizionali, consigli per il
cross-selling. Rispetto al beacon, che trasmette in modo
autonomo, è una tecnologia complementare perché l’NFC
nasce da un gesto volontario del cliente, che deve essere
naturalmente informato nel pdv dei vantaggi che può
ottenere” spiega Giuffré. Sono soluzioni che in Italia non
sono ancora state adottate.
“Due negozi Pam hanno le etichette con tecnologia NFC,
ma costano molto e abbiamo ritenuto non ci dessero van-
taggi tali da giustificare il prezzo superiore” diceMarotta.
Costi ancora elevati
Ed è proprio il prezzo elevato ciò che ne frena per il mo-
mentol’adozionedellaversionepiùavanzata.Lapossibilità
di dialogare con un utente tecnologicamente evoluto,
ma ancora di nicchia, non sembra insomma giustificare
l’impiego di questa tecnologia, che prevede tra l’altro
l’utilizzo di contenuti tutti da definire. Giuffré è ottimista
però. “Mi aspetto nei prossimi tre anni una grossa accele-
razione e sono convinto che quando partiranno due o tre
opinion leader aumenterà la richiesta, e di conseguenza
si abbasseranno i prezzi. Sono in corso dei test interni
ma non sono processi semplici perché coinvolgono il
marketing, la comunicazione, le vendite e l’immagine
che un’insegna vuole dare al cliente”.
Un’altra strada ci sarebbe però: utilizzare le etichette
“smart” comemessaggeri dell’industria: “L’etichettadiven-
ta così uno spazio virtuale che il retailer può mettere a
disposizionedell’industria.Diventandononsolounmezzo
per ridurre i costi e il lavoro e comunicare con il cliente,
ma addirittura fonte di profitto” conclude Giuffrè.
S
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Si parte dal GROCERY perché ha le variazioni di prezzi più
numerose
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Si passa all’ORTOFRUTTA che ha variazioni giornaliere
•
I REPARTI SERVITI (pesce, gastronomia) per seguire le nuove
disposizioni hanno l’obbligo di mostrare tutte le informazioni sulla
tracciabilità: necessitano di visori più grandi e water-proof.
COME SI “COLONIZZA” IL PDV
Stefano Bava




