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GENNAIO/FEBBRAIO 2015
Come gruppo abbiamo fatto registrare nella fa-
se iniziale della campagna buone performance,
con un incremento nei volumi di vendita – da
agosto a dicembre - di oltre il 50% in rapporto
alla stagione scorsa. È vero tuttavia che la pres-
sione commerciale che arriva dalle altre zone
produttive è particolarmente alta e i prezzi di
vendita (eccezion fatta per le Gala, per le quali
le quotazioni sono già in aumento da novembre)
sono a terra, e non permettono di coprire i costi
di produzione».
Soffrono i salumi
Dalle mele alle carni suine: Assica esprime pre-
occupazione per il decreto di Putin sul blocco
delle importazioni. L’Associazione, infatti, stima
55 milioni di euro di perdite in un momento non
certo favorevole per gli imprenditori del settore.
Di questi 55 milioni, 19 riguardano i salumi, pari
al 7% delle nostre esportazioni Extra UE, e gli
altri 36 milioni le carni fresche, le frattaglie e
i grassi. Pur essendo ancora piccolo, la Russia
era per il comparto suinicolo un mercato molto
promettente: le esportazioni nel 2013 erano au-
mentate più del 50% sia in valore che in quantità
rispetto al 2012. Commenta Davide Calderone,
il direttore di Assica: «Il mercato russo era in
crescita soprattutto per i prodotti meno nobili
dellamacellazione, comecarni freschee frattaglie,
ma anche gli insaccati stavano andando bene. La
Russia fortunatamentenonè tra i nostri primissimi
Paesi di riferimento, ma si stava facendo notare
negli ultimi anni. Sicuramente la recente svaluta-
zionedel rublo cambierà leprospettiveper questo
Paese, ammesso e non concesso che l’embargo
venga ritirato». Per i due segmenti maggiormente
colpiti gli effetti sono differenti. I prodotti della
macellazione freschi non trovano altri mercati
extraeuropei accessibili per le carni italiane, per
un annosoproblema che riguarda alcunemalattie
suine, mai debellate e presenti soprattutto al sud.
Quanto ai prodotti di salumeria «l’embargo – com-
menta - stimola l’ingresso in Russia di prodotti di
imitazione a minor prezzo, e questo diviene un
problema a lungo termine, anchedopo l’eventuale
annullamento dell’embargo». Val la pena sottoli-
neare che i prodotti di salumeria non stagionati
e non trattati termicamente erano già oggetto di
blocco da parte della Russia dal febbraio 2014
per la scoperta di alcuni casi di peste suina in
Lituania e Polonia, un pretesto per bloccare le
importazioni da tutta l’UE. Nonostante ciò, il set-
tore non si aspettava questo tipo di misura. «Non
spetta a noi giudicare l’aspetto politico – sostiene
Calderone - ma queste sanzioni ci penalizzano
molto, non ci aspettavamo si arrivasse a tanto.
Le aziende hanno dovuto cercare nuovi mercati
di sbocco, perché il mercato interno stagnante
non riesce ad assorbire il surplus di prodotto
disponibile. Tanto più che la condizione non ri-
guarda solo l’Italia, ma tutti i Paesi comunitari e
l’aumento dell’offerta crea un abbassamento dei
prezzi. Per questo come associazione abbiamo
richiesto il sostegno della Commissione Europea.
Abbiamo anche cercato di organizzare dei tavoli
di confronto con la Federazione Russa, non di-
co per aggirare l’embargo ma per avere qualche
garanzia in più. Certo già in condizioni normali,
questo mercato non è tra quelli più semplici con
cui avviare trattative commerciali». Sebbene il
settore abbia mostrato capacità di adattamento,
trovando altri mercati di sbocco, il rapido calo
dei prezzi già dal mese di agosto dimostra che
non è uscito ancora dalla fase di adattamento.
S
EXPORT
17mln
IL DANNO DELL’EMBARGO
SUL SETTORE MELICOLO
55mln
DANNI A CARICO DEL
COMPARTO SUINICOLO
I NUMERI DELLʼEMBARGO
S
econdo i dati diffusi da Inea, nel
2000 la Russia pesava meno dello
0,6% sull’export agroalimentare
dell’Italia, per arrivare all’1% nel 2003 e
al 2% nel 2013, anno in cui l’Italia è stato
il sesto paese europeo per esportazioni
agroalimentari verso la Russia.
Esse sono triplicate negli ultimi 10 anni
passando da 222 milioni di euro a oltre
684 milioni (+208%). Per l’Italia, l’embargo
pesa per 163 milioni di euro e il nostro
Paese è il decimo a livello europeo tra quelli
maggiormente interessati. Fortunatamente
i prodotti più importanti per l’export verso
la Russia (vino e prodotti dolciari) sono
esclusi dall’embargo. Oltre ai comparti
ortofrutticolo e delle carni suine, sono state
colpite anche le produzioni lattiero-casearie.
Grana Padano e Parmigiano Reggiano
patiscono in particolar modo gli effetti della
situazione politica, perché rappresentano
congiuntamente 15 milioni di euro di
esportazioni verso la Russia.




