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GENNAIO/FEBBRAIO 2015
EXPORT
e
conomia reale e politica vanno spes-
so a braccetto e chi opera nella prima
deve pagare le conseguenze delle
scelte fatte dai protagonisti della
seconda. È quanto sta succedendo a seguito
della crisi tra Federazione Russa e Ucraina, che
ha portato il Consiglio europeo ad adottare re-
strizioni agli scambi in settori strategici per la
Russia, che a sua volta ha risposto decretan-
do – nel mese di agosto e per un anno - un
embargo all’importazione di alcuni prodotti
agroalimentari trasformati.
Pur essendo l’Italia meno colpita di altri Paesi
europei, alcuni settori stanno patendo più di
altri gli effetti della misura. Tra di essi, spicca
quello dell’ortofrutta fresca. Secondo quanto
riportato da un recente rapporto dell’Inea
(IstitutoNazionale di EconomiaAgraria)
sull’argomento, il comparto è quello
in cui l’incidenza della Russia come
mercato di sbocco (con una quota
del 2,5%) èmaggiore rispetto ad altri
e alla media nazionale (1,7%).
Nel 2013 le esportazioni del settore
verso la Federazione Russa hanno su-
perato i 60 milioni di euro.
Tra i segmenti il più colpito è stato
quello delle mele, con una perdita sti-
mata – a causa dell’embargo – di 17,1
milioni di euro. Ma il danno non è solo
quello diretto, quanto quello provocato
dagli ingenti quantitativi di questi frutti
prodotti in Europa che non trovando sbocco
sul mercato russo causeranno un aumento del-
la disponibilità. Lo spiega Gerhard Dichgans,
Direttore del Consorzio Vog.
La concorrenza polacca
«Negli ultimi anni – racconta - il nostro gruppoha
esportato verso la Russia tramite una società da
noi partecipata, l’azienda FROM, da 20 a 30.000
tonnellate, soprattutto Golden e Granny. È la
Granny la più colpita dalla rottura dei rapporti
commerciali con la Russia, ma non è questo a
causarci dei pensieri. Il problema sono gli enor-
mi quantitativi di mele polacche che ogni anno
venivano esportate in Russia. Ora che la strada
è bloccata, questi quantitativi esercitano una
pressione sui nostri tradizionalimercati. Ma sono
sicuro che i clienti ci resteranno fedeli, grazie
alla qualità dei frutti, al livello del servizio e
all’assortimento varietale che siamo in grado di
garantire». «Non credo che la Russia ritorni sui
suoi passi – continua - ma ricercherà ogni fonte
di approvvigionamento alternativo e cercherà di
sviluppare la produzione sul proprio territorio
per rendersi amedio termine indipendente dalle
forniture europee.
Il protrarsi dell’embargo porterà a un sensibi-
le cambiamento dei flussi globali della frutta,
anche se è ancora difficile prevedere chi potrà
trarne vantaggio e rimpiazzare i volumi espor-
tati finora dall’Europa. È comunque possibile
trarre una conclusione: in futuro la produzione
di oltreoceano avrà un ruolo sempre più mar-
ginale sul mercato del nostro Continente, con i
Paesi Europei chiamati sempre più a soddisfare
autonomamente il consumo interno».
Tutto questo in una stagione già critica sotto il
profilo dei prezzi.
«Il raccolto 2014 – conclude Dighans - si è rive-
lato eccezionalmente abbondante, in linea con
quello del 2011.
Embargo russo:
la parola alle vittime
TRA I SETTORI PIÙ COLPITI DALLA MISURA ECONOMICO-POLITICA
CI SONO LA MELICOLTURA E IL COMPARTO SUINICOLO
di Rachele Agostoni




