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tecnologico non deve essere necessariamente poco sano

o innaturale. Edible Growth è sano, naturale e sostenibile,

cresce sul posto e non ha packaging. È un esempio di un

prodotto alimentare futuro che unisce le nuove tecnologie

e le pratiche autentiche ed originarie della crescita, della

fermentazione e del nutrimento”.

Come funziona? Si stampano “fogli” che contengono

spore, semi e lieviti. Entro cinque giorni i germogli e

i funghi iniziano a crescere e il lievito fa fermentare

il terreno solido che diventa liquido. Man mano che

cambia l’aspetto del prodotto, varia l’odore e l’intensità

del gusto: dunque il consumatore può decidere in che

fase vuole mangiarlo.

COLLECTION

/

Mixer

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per far accettare i “nuovi cibi” che stanno già en-

trando nelle cucine e nell’immaginario dei consu-

matori, e in particolare l’alternativa alle proteine

animali provenienti da allevamenti giudicati ormai

sempre più insostenibili per l’uomo e l’ambiente,

eticamente ed economicamente. Expo ha di fatto

se non sdoganato (a questo ci ha pensato l’Unione

europea) “messo sul piatto” l’utilizzo di insetti per

l’alimentazione, sotto forma di farine ad esempio,

ma “in coda” per entrare nelle nostre tavole ci sono

gli alimenti realizzati in laboratorio, carne, latte e

uova in primis.

È ancora presto parlare di commercializzazio-

ne

anche se molte start up stanno raccogliendo

fondi su piattaforme come Kickstarter per poter

realizzare la propria foodprinter su larga scala.

Intanto però a Berlino un bar, Dimension Alley,

ha già fatto della stampa 3D (non-food) un busi-

ness e un “marchio di fabbrica”: tra un caffè e un

tramezzino, propone stampa di oggetti, prototipi

per creativi e professionisti e gadget fai-

da-te, nonché corsi per adulti e bambini.

M

CON L’OLANDESE TNO BARILLA HA SVILUPPATO UNA

STAMPANTE IN GRADO DI STAMPARE FORME

DI PASTA IN 3D (4 OGNI 2 MINUTI). E HA INDETTO

UN CONCORSO INTERNAZIONALE PER TROVARE

NUOVE FORME DI PASTA. ECCO I VINCITORI

disponendole in un database. Già oggi sapere che

un cliente è vegetariano o segue una dieta halal o

kasher è utile per proporgli unmenù personalizzato.

Ma in futuro potrebbe essere possibile – grazie alla

personalizzazione “one-to-one” delle stampanti

3D – realizzare piatti che seguono le indicazioni

nutrizionali richieste non solo dallo stato di salu-

te del cliente e dalle sue eventuali patologie, ma

addirittura dalla sua impronta genetica. Sono già

normalmente utilizzati test genetici che indicano

quali sono gli alimenti più adatti al proprio DNA.

D’altro canto la stampa 3D, che consente di con-

ferire a ogni piatto un aspetto bello, gradevole

o semplicemente simile all’originale (ricordiamo

che si parte sempre da “impasti” trasformabili in

qualsiasi forma), potrebbe anche essere utilizzata