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GIU. LUG. 2015

48

QI

STAR BENE A TAVOLA

Olio in cucina: che cosa c’è da sapere

L

’uso sapiente dell’olio

assicura eccellenti risul-

tati in cucina sia per ciò

che riguarda il sapore dei cibi

che per la qualità della cottura.

Questo è ben noto a chi cu-

cina e risulta evidente al con-

sumatore. L’utilizzo sbagliato

dell’olio, odi oli non ideali per il

risultato che si vuole ottenere,

solitamente risulta più eviden-

te al consumatore che non al

cuoco poiché la capacità di

condurre calore e ottimizza-

re la cottura è mantenuta da

quasi tutti gli oli vegetali, ma

il risultato finale è ben diverso.

L’olio sbagliato poi, unito a de-

terminate abitudini alimentari,

ha un impatto negativo sulla

salute di chi lo consuma.

COMPOSIZIONEDEGLIOLI.

Gli acidi grassi che formano gli

oli sono costituiti da lunghe

catene di atomi di carbonio

che ad una estremità hanno

un cosiddetto gruppo carbos-

silico (si indica con -COOH). Un

brevissimoaccennodichimica

risulta fondamentale.

Un atomo di carbonio per en-

trare a far parte di una mole-

cola deve condividere quattro

elettroni e dunque, in termini

pratici, deve avere quattro le-

gami per raggiungere una

condizione di stabilità. Due di

questi sono i legami fatti con

l’atomo di carbonio prece-

dente e successivo (-C-C-C-)

mentre gli altri due sono nor-

malmente condivisi con due

atomi di idrogeno.

Setuttalamolecolafossecom-

posta in questo modo l’acido

grasso si definirebbe saturo,

il che indica che tutti i legami

possibili per tutti gli atomi di

carbonio sono condivisi con

altri atomi. Se un atomo di car-

bonio fosse legato ad un solo

atomo di idrogeno, l’altro elet-

trone lo condividerebbe con

l’atomo di carbonio succes-

sivo o precedente, formando

il cosiddetto doppio legame

(-C=C-). In questo caso l’acido

grasso si definisce insaturo. Lo

chiameremomonoinsaturo se

avrà un unico doppio legame

o polinsaturo se ne avrà più

d’uno.

La presenza di uno o più dop-

pi legami all’interno della mo-

lecola di un grasso costituisce

un vantaggio per la nostra sa-

lute poiché permette una cer-

taelasticitàallamolecola,cheè

esattamente quello che serve

alla cellula per poter comuni-

care con le altre cellule o rice-

vere informazioni biochimi-

che dall’esterno. Gli acidi grassi

mono o polinsaturi, dunque,

sono parte fondamentale del-

la nostra salute.

Il lato negativo dei grassi in-

saturi sta nella vulnerabilità

all’attacco dei radicali liberi.

Questi sonomolecole partico-

larmente aggressive che per

ragioni fisiche hanno perso un

elettrone nella loro orbita più

periferica raggiungendo così

una condizione di estrema in-

stabilità. In millesimi di secon-

do devono recuperare questo

elettrone e, se non intercettati

da opportune molecole, an-

tiossidanti, vanno a prendere

proprio quell’elettrone condi-

viso tra i due atomi di carbo-

nio che costituisce il doppio

legame. Così facendo, però,

danneggiano la cellula fino ad

ucciderla.

DALLARISTORAZIONE

que-

stopuò essere letto inmaniera

molto pratica: tanto maggiore

èlacomposizioneinacidigras-

si polinsaturi di un prodotto

che noi trattiamo tanto mag-

giore è la sua vulnerabilità agli

agenti esterni, dunquedeperi-

sce o irrancidisce prima.

Chi prepara industrialmente i

cibi conosce bene questopro-

blema tanto che con i processi

di idrogenazione o saturazio-

ne non fa altro che fornire ato-

mi di idrogeno alla molecola

dell’acido grasso allo scopo di

eliminare ildoppio legameper

rendere la struttura più stabile.

Questo non sarebbe un male

se non fosse per il fatto che gli

acidi grassi saturi sono i princi-

paliresponsabilideldannoalle

arterie noto come arterioscle-

rosi, che a lungo andare può

portare a patologie cardiova-

scolari anche importanti.

L’OLIO SI OTTIENE

per spre-

mitura dei semi di diverse

piante tra cui l’olivo, il giraso-

le, le arachidi, il mais, la soia

eccetera. Quello di oliva è l’u-

nico che può non richiedere

elaborazioni chimiche mentre

per tutti quelli derivati da altri

semi è necessario un processo

che si chiama“rettificazione”. In

realtà non si tratta di un unico

processo, ma di una catena di

interventi chimici che hanno

diversi scopi. La demucillagi-

nazione serve per eliminare

le sospensioni; la neutralizza-

zione allontana gli acidi grassi

liberi e riduce l’acidità dell’olio;

la deodorazione ne elimina

le sostanze volatili di odore

sgradevole; la decolorazione

utilizza metodi fisici o chimi-

ci per allontanare pigmenti o

prodotti di ossidazione; la de-

margarinazioneallontanaquei

grassi che hanno un punto di

fusione non opportuno.

Per ciò che riguarda l’olio d’o-

liva la grande differenza, in

termini di qualità e di salu-

te, riguarda la temperatura

di estrazione. Un’estrazione

a caldo, molto più redditizia

per il produttore, elimina del

tutto l’acido oleico, monoin-

saturo, vero pregio dell’olio

d’oliva. Se invece l’estrazione

è fatta a freddo questo acido

grasso viene preservato, ma

la resa è decisamente inferio-

re e, di conseguenza, il costo è

maggiore. Questa differenza si

evince dalle dichiarazioni lette

in etichetta, ma può valer la

Se vogliamo mantenere elevate le qualità

organolettiche dei nostri cibi e nello stesso tempo

preparare pasti che non interferiscano con lo stato di

salute dei nostri clienti, bisogna conoscere alcune cose

di Alberto Fiorito*