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APR. MAG. 2015

28

B

accalà e stoccafisso: sotto

sale il primo, essiccato il

secondo, sono due meto-

di per conservare il mer-

luzzo dalla tradizione antichissima.

Sono prodotti che vantano infatti

secoli di storia, quando ancora non

c’erano altri metodi di conserva-

zione del pescato. Basti dire che

l’arrivo dello stoccafisso in Italia è

attribuito al navigatore veneziano

Pietro Querini che nel 1431 approdò

nell’arcipelago delle isole Lofoten,

al largo della costa norvegese, dove

scoprì il pesce-bastone essiccato al

vento dei mari del Nord, facilmente

trasportabile, che portò con sé al

ritorno nella Serenissima.

Lo stoccafisso è essiccato al punto

giusto generalmente dalla metà di

giugno e il giusto grado d’essicca-

zione si basa su una valutazione

effettuata da esperti selezionatori (i

vraker), addetti alla classificazione

in base alla lunghezza, alla grandez-

za, al peso e ad altre caratteristiche

qualitative che solo una lunga pra-

tica consente di conoscere a fondo.

Venendo ai giorni nostri vale la pena

di fare una precisazione. Si parla cor-

rettamente di baccalà e stoccafisso

quando sono ottenuti da merluzzo

del tipo

Gadus macrocephalus

o

Gadus morhua

, anche se non sono

certo le uniche varietà di merluzzo

che nuotano nei mari.

Ogni regione predilige l’uno o l’al-

tro, utilizzandoli in innumerevoli

ricette. Famosissima è ad esempio

la ricetta del baccalà alla vicentina,

che nonostante il nome si prepara

con lo stoccafisso battuto, bagnato e

lungamente cotto senza mai essere

rimescolato, come vuole la ricetta

codificata dalla “Confraternita del

Baccalà”.

PRONTI DA CUCINARE.

Se un

tempo il cuoco doveva affrontare

il lungo lavaggio o un ammollo per

molti giorni per poter utilizzare bac-

calà e stoccafisso, oggi le aziende

specializzate propongono prodotti

pronti all’uso, risparmiando allo

chef tempo e fatica.

Ne parliamo con Alfrediano Dovesi

di Ghezzi Alimentari (Fi), che pun-

tualizza: «Il ristoratore ci richiede

baccalà o stoccafisso già reidratati

o dissalati, sia perché non hanno il

tempo, sia perché queste operazioni

richiedono ambienti attrezzati, di

cui ormai si occupano quasi sempre

le aziende come la nostra. Si dissala

il baccalà o reidrata lo stoccafisso,

che poi può essere commercializ-

zato surgelato a tranci, in cuori di

filetti o a pezzo intero. Vorrei sot-

tolineare che però sul mercato si

trova anche molto merluzzo nordico

che viene iniettato con una leggera

salamoia (circa al 2%) e congelato;

secondo la normativa è definito

“merluzzo nordico leggermente sa-

lato”, comunemente chiamato “light

salted”. Al di là della considerevole

differenza di prezzo (il merluzzo

nordico è nettamente meno costoso

del baccalà, quasi la metà), questo

prodotto ha una minore consistenza

e una scagliatura molto differente

rispetto al vero baccalà. È impor-

tante conoscere questa differenza

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DI MARIELLA BONI

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