FEB. MAR. 2015
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S
egnali contrastanti, quelli che arrivano dall’economia.
Tutti i più importanti osservatori si spendono nell’affermare che
l’ottimismo sulla fine della crisi comincia a essere sostenuto dai
numeri e da una congiuntura favorevole. Non è compito mio en-
trare nei dettagli. E non è nemmeno questione di discutere se il Pil
aumenterà di qualche decimale in più o in meno. Ma le condizioni sembrano
esserci tutte. Almeno per ora: il dimezzamento del prezzo del petrolio, l’aumento
del reddito disponibile, le esportazioni che crescono. Insomma la macchina si
è rimessa in moto. Anche se…
Anche se, ricordiamolo, i consumi sono arretrati di dieci anni e la crescita dell’I-
talia, rispetto all’Europa, è sempre stata un passo indietro. Anche se la disoccu-
pazione non accenna ad arretrare in maniera significativa. Anche se il divario tra
Centro-Nord e Mezzogiorno è sempre più evidente: il Pil di quest’ultimo è quasi
la metà della parte più ricca del Paese. Con quel che ne consegue. E di “anche
se” si potrebbe stilare un elenco lunghissimo. E il cielo all’orizzonte non è così
sgombro di nuvoloni. La situazione in Ucraina, per dire. Gli economisti, che di
cantonate negli anni scorsi ne hanno prese, si cautelano dietro all’imprevedibilità
della situazione: “chi avrebbe immaginato tre anni fa che il prezzo del petrolio
si sarebbe dimezzato?”, dicono.
Tuttavia un po’ di fiducia non guasta. Anche perché siamo alla vigilia di un
evento straordinario come Expo. Straordinario perché arriva dopo quella del
1906. E straordinario perché per sei mesi su Milano si concentrerà l’interesse di
gran parte del mondo. I numeri, come sapete tutti, sono roboanti. 20 milioni di
visitatori previsti. Grande attesa da parte degli operatori dell’ospitalità, i quali
hanno una grande occasione non solo di business immediato (ma attenzione
a non lucrare sull’evento) ma di diventare tutti insieme degli ambasciatori del
cibo e dello stile italiani. Ecco, credo che in questo stia la grande particolarità
di Expo: il fatto di lavorare tutti insieme per consolidare e valorizzare ciò che
di meglio può offrire l’Italia.
È un investimento sul futuro, di cui abbiamo obiettivamente tanto bisogno, dopo
anni in cui siamo stati ripiegati su noi stessi senza riuscire e potere guardare
oltre l’uscio di casa nostra. Saranno necessarie tutte le energie per poterci pre-
sentare al meglio nell’occasione dei sei mesi di Expo, ma anche per costruire il
dopo Expo, a cominciare dall’utilizzo dell’area espositiva, per finire con il dare
seguito ai contatti che, inevitabilmente, si avranno da maggio a ottobre. Se Expo
ci darà, come aziende che operano nell’ospitalità, l’opportunità di “fare”, starà
a noi la capacità di non sprecare l’occasione e di costruire valore per il futuro.
Expo occasione straordinaria.
Ma pensiamo anche al dopo
per il mondo
dell’ospitalità
Expo è una
grande
opportunità per
farsi ambasciatori
del cibo e dello
stile italiani
Italo Nebiolo
presidente Cooperativa
Italiana Catering
il punto del
presidente




