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e notizie sono di quelle che si diffondono rapida-

mente, con una forza quasi virale. E d’altro canto

voci positive che parlano di una deflazione buona

e – meglio ancora – di una ripresa dell’inflazione

in tempi brevi, di un aumento della fiducia delle famiglie

(tornata ai livelli massimi dal 2010) e della forza dirompente

che potrebbe avere il bazooka del QE di Super Mario, non

sono certo questioni che possano passare inosservate. Special-

mente dopo mesi e mesi di recessione che hanno debilitato

la nostra economia.

Di questi fenomeni e dello scenario che a stretto giro potreb-

be derivarne, Ref Ricerche propone un’attenta disamina che,

senza toni trionfalistici, ammette però che la china, magari

lentamente, si possa risalire (da pag.4).

E se dal macro contesto proviamo poi a calarci nei singoli

comparti notiamo che qualche spiraglio si comincia ad aprire

qua e là.

Un contesto meno aspro, addirittura un po’ più propizio viene

per esempio decritto pure da Virgilio Romano, client Service

Director Iri, a proposito del vino: qui il segno meno si sta

progressivamente affievolendo, facendo ben sperare per il

prossimo futuro (da pag 42).

La speranza (probabilmente ancora parzialmente inespressa

per ragioni scaramantiche) è quella di poter ricominciare a

navigare di nuovo con il vento in poppa. Ovviamente, però,

quel giorno non potremo permetterci di essere impreparati.

Per questo serve fin da subito fare i compiti. E anche bene. Per

esempio, costruendo marchi capaci di fidelizzare e soddisfare

i consumatori. Un po’ quello che la rivista Oggi e Centromarca

si sono impegnati a realizzare, sondando una vasta platea di

responsabili d’acquisto (da pag. 6).

I marchi, infatti, sono sempre più spesso concepiti come por-

tatori e garanti di valori. Al punto che da essi ci si attende

pure un impegno etico e sociale. Con il rischio che a volte

i consumatori li mettano sul banco degli imputati se solo

hanno il sospetto che essi siano venuti meno alle promesse.

È per esempio quanto succede per il tonno, nel momento in

cui i netsurfer ritengono non sufficientemente sostenibili le

modalità di pesca (da pag. 38).

Ma fare bene i compiti significa anche avere un radar sensi-

bilissimo in grado di intercettare al volo i nuovi trend. E di

tendenze emergenti ce n’è veramente tante.

Dalla propensione salutistica di un numero sempre più nu-

trito di consumatori sensibili al fascino vegan (da pag 20),

fino all’implementazione diffusa dei servizi in sharing, una

peculiare modalità di business definita da Rifkin “la conferma

dell’ascesa dell’anti capitalismo” (da pag. 10).

Dalla smaterializzazione del negozio fisico o meglio dalla sua

integrazione con i servizi digitali -al fine di attirare i giovani

consumer un target che, altrimenti, andrebbe perso (da pag

14) - fino ai pagamenti su mobile. Una modalità sempre più

diffusa che oggi può contare su 250 Pos contactless, ma nel

2017 probabilmente ne avrà al suo attivo tra i 700 e i 900

mila (da pag. 52).

Gli spunti sono tanti e interessanti, ma certo sarebbe stato

ancora più stimolante se tra i nuovi trend si fosse potuto

annoverare un potenziamento delle liberalizzazioni, con la

possibilità di vendita in parafarmacia dei farmaci di fascia C.

Ma siccome la storia non si fa né con i se né con i ma, evitiamo

di recriminare se alle parole non sono seguiti i fatti.

Però delle aspettative, quelle sì, possiamo averle. Specialmente

sul fronte occupazionale, così a lungo tartassato.

Ci auguriamo quindi che il jobs act (a prescindere dalle opi-

nioni personali) possa sbloccare lo stallo attuale…

Carmela Ignaccolo

EDITORIALE