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I NUMERI

Bere a casa

: pesa per il 64% dei consumi.

E si concentra soprattutto durante i pasti (72%)

.

Bere fuori casa

: il consumo vede in testa pranzi e

cene di divertimento (37%); a seguire l’aperitivo, che

rappresenta il 26% delle occasioni di consumo di vino

(da solo o come ingrediente di cocktail).

Frequenza

: il 20% di chi beve vino in Italia lo fa tutti

i giorni, il 22% 2-3 volte a settimana, il 23% qualche

volta al mese, il 15% più raramente, ma c’è anche un

20% che non beve mai.

Quantità

: il 45% di chi beve a casa consuma almeno

una bottiglia a settimana, contro il 23% di chi

consuma vino prevalentemente fuori casa.

Vino vs birra

: 10 anni fa il vino pesava per il 61%

dei consumi complessivi di bevande alcoliche in Italia

contro il 35% della birra. Oggi queste percentuali

sono cambiate: 56% per il vino, 39% per la birra.

Alla base del fenomeno, la tendenza ad associare

il vino a parole come tradizione, convivialità, occasioni

speciali. E da qui, un consumo più complesso rispetto

a quello della birra che invece è accostata a concetti

quali a divertimento, relax, convivialità, festa.

PUBBLICO ESERCIZIO

Wine bar

28 Mixer

/ COLLECTION

sonosetteappuntamenti pensati per consentirea tutti

gli appassionati di scoprire bottiglie rare, conoscere

persone dai gusti affini e confrontarsi sulle emozioni

che queste bottiglie trasmettono”.

Non tutti però concordano con la tesi. “In lineagene-

rale sono contrario alla mescita – confessa

Maurizio

Menichetti

proprietario insieme a

Valeria Piccin

i

del bistellato ristorante

Caino

di Montemerano in

Toscana –: se non si è ben organizzati, infatti, dif-

ficilmente si può garantire la qualità del prodotto

servito. E per essere ben organizzati occorrono at-

trezzature specifiche chea lorovolta richiedonoampi

spazi, non sempre disponibili in locali come il nostro.

Così, al momento ho preferito optare per la mezza

bottiglia: anche questa formula ormai propone, in

Italia e all’estero, una grande qualità e peraltro re-

puto si accompagni meglio ai menu strutturati che

offre il Caino. E la proposta è stata ben accettata

dalla nostra clientela. Non escludo tuttavia di spe-

rimentare in futuro macchinari che utilizzano il gas

inerte, ma soltanto per proporre calici da ser-

vire in abbinamento a menu degustazioni”.

M

un’intera carta dei vini degustabili alla mescita. “Ho

deciso–rivelaGiancotti –di renderedisponibili al calice

tutti i vini presenti nellamia cantina, circa 400 etichette

provenienti dalle aree vocate di tutto il mondo”. Uni-

ca condizione: non superare il limite di venti bottiglie

aperte e disponibili per il servizio al calice. Raggiunta

questa soglia, l’ospite si trova davanti a una doppia

possibilità: optare per una delle venti referenze aperte

oppure ordinare un calice per terminare una bottiglia

per poi aprirne una nuova a sua scelta.

Due casi isolati? Tutt’altro. Sulla stessa linea si pone

pure il

Bicerìn

di Milano: “Tanto gli italiani quanto gli

stranieri preferiscono un calice di buon vino, puntan-

do sulla qualità e non sulla quantità – spiega

Silvia

Amoni,

che gestisce il locale insieme ad

Alberto

Gugliada e Lorenzo Viola

–. Ci è venuta così l’idea

del wine sharing: dal 22 febbraio, ogni settimana sulla

pagina Facebook e sul sito web della nostra enoteca

e wine room annunciamo una preziosa bottiglia in

degustazione – parliamo di annate speciali o formati

introvabili –, che può essere condivisa da tavoli com-

posti da un massimo di 6 persone. In calendario vi

MAURIZIO MENICHETTI,

AL CAINO

DI MONTEMERANO,

PREFERISCE PROPORRE

LA MEZZA BOTTIGLIA

PIUTTOSTO CHE

IL VINO ALLA MESCITA