DIC. GEN. 2017
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Da non sottovalutare che la qualità dei
vini, negli ultimi 10-15 anni, è cresciuta
tantissimo e assieme alla qualità è cre-
sciuta la voglia di assaggiare tipologie
poconoteemai provateprima. Confer-
ma questo trend il mercato e l’aumento
delle cantine che hanno riportato alla
luce vitigni autoctoni oramai dimenti-
cati. Ciòavvieneperché il consumatore
medio, sempre più consapevole e cu-
rioso, ha il desiderio di sorseggiare un
vino che “abbia una storia da racconta-
re” e questo capita indipendentemente
dal giudizio che ne darà alla fine: un
vino può piacere o meno, si può non
condividere l’abbinamento con la
tavola ma se è in grado di
narrare la sua origine,
la sua provenienza
o se è capace di
esprime parti-
colarità tutte
sue, di certo
avrà suscita-
tointeresse…
magari quello
di assaggiarlo
per una secon-
da volta.
Resta invariata la
fascia dei fedelissimi
consumatori che continua-
no ad amare i grandi rossi: sempre di
tendenza e in crescita il Pinot Nero,
anche quello che arriva da Nuova Ze-
landa, Cile, Oregon e California, con
unocchiodiriguardoall’intramontabile
Borgogna. Si ricerca però un prodotto
più elegante, magari caratterizzato da
un toccodi freschezza inpiù, conmeno
tannini e con un aroma vanigliato –
dato dalla sosta in legno – più discreto.
Eseilvinofinoaqualcheannofaeraan-
che una que-
stione d’èlite,
il simbolo di
una classe
socialecapace
di acquistare e
collezionare im-
portanti etichette
italiane e straniere,
ebbene, le tendenze
del 2017 passano anche dai
vini “comprati e bevuti”. Merito del
loro ottimo rapporto qualità-prezzo e
merito della loro pronta beva, piace-
vole e immediata. La semplicità vince
su tutto, così come la consapevolezza
di bere in modo naturale e sano. Ec-
co allora l’ascesa del vino biologico e
del vino vegano, un consumo che è
diventato d’abitudine per le persone
che seguono questa filosofia di vitama
registra importanti cifre – soprattutto
nella ristorazione – anche da parte di
chi ha sempre gustato il nettare di Bac-
co in modo convenzionale. Sta di fatto
che tutto ciò che rientra nel “mondo
naturale” merita un discorso a sé, a
prescinderedalfattochepossadefinirsi
moda o tendenza.
La vera novità del 2017 sarà data però
dagli Orange Wine, ossia tutti i vini
natidallamacerazioneprolungatadelle
uve bianche. Un nome che per molti
suona assolutamente come nuovo ma
che, una volta scoperto, già promette
di suscitare grande attenzione. Nulla
di strano nella procedura, solo che il
mosto in fermentazione resta a lungo
a contatto con le bucce, traendone tan-
nini e un colore che vira dall’arancione
all’ambra.Unatecnicausatasoprattutto
in Georgia, considerando anche la tra-
dizione della conservazione in grossi
contenitoridiargillasepoltinelterreno.
E nel bicchiere? Oltre al colore ambrato
con variegate sfumature, colpisce per i
profumi simili alle spezie e alla frutta
secca oltre a una nota di miele amaro
e paglia, un ventaglio spesso distante
dai “canoni tradizionali”. Allo stesso
modo, ancheal palato, gliOrangeWine
offrono un gusto di rabarbaro, huma-
mi e toni di ginger. Curiosi da provare
anche con un buon piatto, magari di
cucina asiatica.




