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IN SALA

AGO. SET. 2016

42

o barlady, è più facile costruirsi un

percorso formativo, anche esploran-

do realtà differenti e poco convenzio-

nali, e dare sfogo ai propri interessi o

sviluppare il proprio talento.

Secondo lei c’è uno scontro gene-

razionale in atto?

Chi ha avuto una formazione clas-

sica vede nelle nuove generazioni

più improvvisazione che studio.

Viceversa, chi appartiene a questa

nuova versione del movimento, ve-

de la generazione precedente troppo

ingessata in una gestualità e in una

ritualità che non appartiene più ai

giovani. Di fatto, non possiamo par-

lare di uno scontro generazionale,

ma di certo di due modi di intendere

il lavoro dietro al bancone. Quello

che è certo, chi interpreta il proprio

lavoro con impegno, serietà e tanta

passione avrà più chance rispetto

a chi improvvisa. Alla fine conta il

risultato e il mercato: tra un Mojito

buono, realizzato con cura, e uno

fatto male, improvvisato, a parità di

prezzo di certo le persone sceglie-

ranno il bar nel quale viene servito

quello buono. Molto semplice.

Le aziende coinvolte nel mondo

del bere miscelato hanno forag-

giato quest’evoluzione e stanno

interpretando correttamente il

cambiamento?

Di certo anche tra le aziende c’è

maggiore consapevolezza. Aumen-

ta la richiesta di prodotti di qualità,

importati da tutto il mondo e questo

è un segnale di come il settore stia

cambiando pelle. Se fino a qualche

anno fa un grossista aveva cinque

tipi di vodka alla fragola e un solo

gin, oggi il rapporto si è invertito, la

vodka alla fragola è uscita dal listino

e oggi lo stesso grossista ha cinque

tipi di gin diversi.

In che modo il cocktail si è evolu-

to? In un paese come il nostro, le

suggestioni che vengono dal mon-

do del food hanno trovato spazio

?

Oggi nessuno si scandalizza più di

nulla, il buono al palato, pur nella

sua relatività e soggettività, rimane

sempre l’obiettivo cui ambire, ma di

certo sono tante le strade e le influen-

ze che si possono seguire. Tutti osano

di più e la fantasia è un ingrediente

molto importante, anche se non si

puòprescindere dalla tecnica di base.

Qual è il tuoprocessocreativoquan-

do approcci un nuovo cocktail?

Mi piace l’idea di twist on classic,

ossia di interpretare personalmente

una ricetta standard per apportarle

modifiche fino a cambiarla, lieve-

mente o in modo più sostanziale.

Per esempio, se preparo un vodka

sour, invece dello zucchero normale

uso dello zucchero aromatizzato al

rosmarino, che dà un tocco differen-

te al cocktail. Poi posso continuare

di questo passo, fino a stravolgere

completamente la ricetta, secondo

un processo creativo che consiglio,

specialmente per tutti i barman alle

prime armi che vogliono cimentarsi

in ricette personali.

Food pairing, cocktail espressio-

ne del territorio, miscelazione di

distillati finora preclusi: che ne

pensa di questi tre fenomeni che

stanno attraversando il mondo

della mixability?

Sul food pairing sono un po’ per-

plessa, devo dire che non sono una

grande sostenitrice dei cocktail usati

per accompagnare i pasti, per via del

loro contenuto alcolico e per il fatto

che, finora, pochi al mondo hanno

approcciatoquestoaspetto inmaniera

seria e sistematica, andando a indaga-

re nel profondo gli abbinamenti. Se

è una cosa fatta per stupire lascia il

tempo che trova: mangiare è neces-

sario, bere cocktail no, è un piacere,

e credo che i due mondi debbano

rimanereseparati. Piùomenoanalogo

il mio giudizio sulla territorialità della

materiaprima, aspetto importantenel

food perché incide sulla freschezza e

sulla qualità degli ingredienti, meno

nel mondo dei cocktail, con grandi

ingredienti che sono di produzione

estera, quindi di importazione. Inalcu-

ni cocktail l’uso di ingredienti freschi,

come spremute di agrumi o centrifu-

gati, vede i prodotti locali protagonisti,

ma stiamo parlando di alcune ricette,

certo gradite soprattutto quando la

temperaturaestiva si fa sentire,mache

non incidono inmaniera significativa.

Del resto, come dicevo, bere cocktail

afferisce al mondo del piacere, non a

quello della nutrizione e trovo sia un

po’ stucchevole applicare ai drink le

stesse categorie che si hanno nel food

solo per cavalcare le mode.

Fargo

INGREDIENTI

1.5 cl

succo di lime

2 cl

sciroppo di zafferano

2.5 cl

punt e mes

4 cl

campari

1

rametto di menta

Soda alla salvia

Preparare in bicchiere

old fashioned, guarnire

con rametto di menta

e lime essiccato