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BEVERAGE & GROCERY
una sostanziale stabilità dell’indice di fiducia degli italiani, rispetto all’ultimo
trimestre del 2013, ma con qualche segnale che fa sperare in un cambiamento
positivo. Per esempio un ritorno della voglia di viaggiare (e i ponti primaverili
l’hanno confermato) o una diminuzione di chi acquista prodotti alimentari più
economici. Gli scostamenti sono nell’ordine di qualche punto percentuale,
ma ci sono. Permangono però le preoccupazioni legate alla stabilità del posto
di lavoro, alla situazione generale del Paese, alla difficoltà a saldare i debiti (e
anche in questo caso gli ultimi dati dell’Istat lo rilevano con forza). Cosa che fa
aumentare la propensione al risparmio, ricavando le risorse da tagli alle spese
non essenziali. Vale a dire i consumi: ancora colpiti l’abbigliamento, i ristoran-
ti, gli spettacoli, i beni per la casa.
Insomma il cambio di direzione auspicato per l’Italia non è proprio così vicino.
E le imprese del largo consumo che lo verificano quotidianamente avranno
di fronte tempi ancora difficili che le obbligheranno a prendere misure su più
fronti per incontrare la domanda e recuperare efficienza e costi.
Su quello delle operazioni, per esempio, con un ripensamento dei format più in
linea con i comportamenti dei consumatori, secondo un’idea di multipolarità
dell’offerta commerciale (di cui parliamo in questo numero) che sta facendo
riacquistare una identità commerciale contemporanea per esempio ai centri
urbani, grazie allenuove realtàchemescolano ristorazioneevenditadi prodotti
alimentari (Eataly, certamente, nei suoi templi dedicati al food o nel superstore
Brian & Barry, ma anche il Mercato di San Lorenzo a Firenze, il Mercato di
Mezzo a Bologna e il prossimo progetti Il Fico, Eat’s con Coin), con interes-
santi sperimentazioni da parte dei brand per essere direttamente coinvolti nella
relazione con i consumatori. Sul fronte dell’efficienza va invece evidenziato
l’impegno profuso dalle imprese della filiera, attraverso il tavolo di lavoro
comune Ecr, nell’accelerare sul progetto del trasporto intermodale strada-
ferrovia (v. a pag. 54 ). Dopo un periodo di analisi e di simulazioni sui processi
logistici, il progetto pilota cui hanno partecipato nove aziende della filiera del
largo consumo (di cui tre nel settore delle bevande, Campari, Heineken e Ne-
stléWaters) e cinque operatori multimodali, ha consentito valutare nel 30% la
riduzione delle emissioni di CO2. Un risultato migliorativo rispetto a quanto
stabilito dalle direttive europee obbligatorio a partire dal 2020 Con migliora-
menti strutturali per rendere più efficienti i carichi, aumentando la portata dei
rimorchi o riempiendoli di più, supuòarrivare a ridurredel 30%anche il nume-
rodeimezzicircolanti.Mailtrafficointermodalepuòavereimpattimigliorativi
sulla gestione dei magazzini e dei flussi delle merci, come qualcuno sta già
verificando. Certo, vi sonoancora tante criticitàda superarenei processi interni
delle aziende e tra le aziende, non ultimo quello di una sintonia tra le imprese
e l’apparato pubblico con i sui funzionari, che dovrebbe svolgere un ruolo di
facilitatoreediaggregatorediinteressi.Maperunaevidenteabitudineaisolarsi
in unmondo a parte, non tiene conto dei tempi e delle necessità della vita reale,
con il rischio di rendere vano l’impegno e la volontà per raggiungere risultati di
efficienza, con impatti positivi su tutta la comunità e sull’economia del Paese.
EDITORIALE
Q
ualcosa si muove sul fronte della fiducia.
Il Global Confidence Survey di Nielsen
rileva nel primo trimestre di quest’anno
Fabrizio Gomarasca