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COVER STORY
È la consacrazione di un mito, la loro.
La conferma che a volte una coppia
non scoppia: anzi, regge il correre degli
anni. Sono tornati alla ribalta, i Daft
Punk. E come al solito, e come certi
francesi, lasciano un segno (tangibile)
nel tempo. Hanno iniziato a lavorare
sull’album “Random Access Memori-
es” nel 2008, nel loro studio di Parigi:
cinque anni per immettere sul mercato
qualcosa di stravolgente, innovativo ma
nello stesso tempo conservatore e ras-
sicurante. Un suono e un album capaci
di scatenare imitatori e dare una ventata
di freschezza al mondo dei club. Qui la
potenza delle multinazionali del disco
non c’entra: è da quando hanno emigra-
to dall’etichetta indipendente scozzese
Soma al gruppo Virgin che i transalpini
vanno a gonfie vele. Il passaggio a una
nuova major come la Sony (Columbia
Records, per la precisione) non cambia
lo stato delle cose.
Con il loro mistero, con quei volti sem-
pre celati dietro a maschere, con quella
voglia di giocare a fare i robot, come
ammaliati da una sindrome di Peter Pan,
Guy-Manuel De Homen-Christo e Tho-
mas Bangalter spiazzano, sorprendono,
conquistano tutto e tutti. Consolidano il
rapporto con i loro trasversali fan e an-
nettono al proprio dominio una frangia
di amanti della musica clubbing forse
stanca di beat costruiti col computer.
Già, perché i Daft Punk questa volta
non si sono persi nel mare del campiona-
mento, non hanno trafugato opere altrui,
hanno fatto molto di più: sono andati a
scomodare i grandi della discomusic.
E li hanno portati di nuovo nella night-
life.
electrofunk e ritorno
al futuro per i locali
Inserire in scaletta un brano dei Daft
Punk, oggi, per i dj, significa selezio-
nare e riproporre in chiave moderna la
Disco degli anni Settanta, fatta di riff
di chitarra, armonie, archi e mood, un
suono elegante, un’alchimia capace di
modificare anche il target degli avven-
tori di un party. È un modo coraggioso
di mettere in vetrina dei veri musicisti
e rimettere in discussione la maggior
parte della clientela che si è ramificata
ormai in quattro precisi tronconi: quelli
che amano il suono radiofonico; quelli
che fanno gli alternativi a tutti i costi e
parlano di underground; quelli che da
veri integralisti vivono di pane, techno e
trasferte; quelli che la house deve essere
fashion e colonna sonora costante di una
nottata fatta di champagne nei cestelli e
belle donne. L’electrofunk, o comun-
que il funky dei Daft Punk e di imitatori
del caso, mette d’accordo un po’ tutti: è
il (quasi) nuovo che avanza, che celebra
il mito e che fa muovere il sedere. Per
“Random Access Memories” Thomas
e Guy-Manuel hanno messo le mani
sulle registrazioni di Michael Jackson,
Herbie Hancock ed Eric Clapton.
È stato anche convocato Nile Rodgers,
mente degli Chic, per un loop di chitarra
ritmica.
Quel poco che circola delle
loro ultime dichiarazioni
“I Settanta e gli Ottanta sono sempre
state le annate più interessanti per noi.
Non abbiamo voluto fare i futuristici a
tutti i costi, in questa occasione, come
è stato per la colonna sonora di Tron,
abbiamo invece voluto flirtare col pas-
sato”, dicono i due. “Dopo tre dischi, è
emersa in noi una forte voglia di ricerca
BIOGRAFIA
M
AESTRI
DEL
CAMPIONAMENTO
E DELL
ELABORAZIONE
ELETTRONICA MUSICALE
, G
UY
-M
ANUEL
D
E
H
OMEN
-C
HRISTO
(8
FEBBRAIO
‘74)
E
T
HOMAS
B
ANGALTER
(3
GENNAIO
‘75,
FIGLIO
DEL
COMPOSITORE
D
ANIEL
V
ANGARD
,
PRODUTTORE
DI
“C
UBA
DEI
G
IBSON
B
ROTHERS
E
“D.I.S.C.O.”
DEGLI
O
TTAWAN
),
I
D
AFT
P
UNK
SONO
SPONTANEI NEL GIOCARE
CON UNA MOLTITUDINE
DI GENERI
MUSICALI
. R
IDONO
E
SORRIDONO
. N
EGLI ANNI HANNO
VENDUTO MILIONI
DI DISCHI
.
I Daft Punk compaiono nei
videogiochi DJ Hero e DJ Hero
2, entrambi sviluppati da Activi-
sion, durante le loro prestazioni
dal vivo lavorano con il software
musicale Ableton Live montato
su computer Macintosh
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