SCENARIO
Importazioni & trading
12 Mixer
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Oggi, a fronte di una dinamica dei consumi domestici
sostanzialmente stabile, siamo vicini al traguardo dei
10 milioni. È chiaro quindi che il differenziale viene
assorbito oltreconfine. Sfruttando il volàno del Made
in Italy, il nostroPaeseha infatti saputoconquistareun
ruolodi primopianonella lavorazionedel caffèa livello
mondiale”. E proprio questo patrimonio rappresenta
una solida base di partenza per l’espansione futura
del comparto. Sulla quale però – è bene ricordarlo
– molto potranno incidere anche le evoluzioni dello
scacchiere internazionale della produzione.
LO SCENARIO MONDIALE
Maqui leprevisioni sonotutt’altrochesemplici,perché
i fattori in campo da prendere in considerazione sono
molti e complessi. “Da circa un decennio – conferma
Cerutti – il settore vive a livello globale una stagione
positiva e interessante sotto il profilo del business,
con tassi di sviluppo della domanda che registrano
unamedia annua compresa tra l’1,8%e il 2%. Inbuona
sostanza, se la domanda continuerà ad aumentare ai
tassi attuali, fra soli 8-10 anni i 150 milioni di sacchi
prodotti oggi non saranno più sufficienti a coprire il
fabbisogno; ne occorreranno tra i 25 e i 30 milioni
in più. Il che lascia immaginare sostanzialmente due
diversi scenari. Il primo: il mercato non sarà in grado
di dare una risposta efficace alla richiesta e come
diretta conseguenza ci si potrà attendere un incre-
mento dei prezzi. Il secondo: la maggiore domanda
produrràunconseguenteampliamentodell’offerta. In
questo caso si creerebbero spazi di business davvero
importanti: i volumi ingiococorrispondono infatti aun
valore di poco inferiore alla produzione del Vietnam
(30-35 milioni di sacchi), a circa la metà di quella del
Brasile, al doppio di quella della Colombia. Da un
lato, quindi, nuovi Paesi potrebbero aprirsi alla colti-
vazionedei chicchi; dall’altro, Paesi già attivi inquesto
settore – penso, per esempio, ad Equador e Uganda
– potrebbero incrementare la produzione. È inoltre
ipotizzabile il ritorno a questa coltivazione di aree che
già inpassato l’aveva sperimentata, comegli Stati Ca-
raibici oppure, spostandosi inAfrica, Togo, Camerun,
CongoeRepubblicaDemocraticadelCongo.Nel caso
prevalesse questa seconda opzione, l’auspicio è che
si punti a un aumento della produttività e non a una
crescita del suolo destinato alla coltivazione, così da
preservare l’ambiente dei luoghi di origine del caffè,
dove i produttori, specie quelli più piccoli, dovranno
già fare i conti con uno scenario di incertezza: l’au-
mento della quantità prodotta porterà infatti a una
maggiore volatilità dei prezzi che a sua volta sfocerà
in un andamento sinusoidale delle quotazioni del caf-
fè”. E l’Italia, come si muoverà in questo scenario?
“Essendo tra i principali importatori al mondo – con-
clude Cerutti –, il nostro Paese è destinato ad essere
completamente immerso in questa dinamica
che seguirà e determinerà al tempo stesso”.
MARIO CERUTTI,
PRESIDENTE
DEL COMITATO
ITALIANO DEL CAFFÈ,
ASSOCIAZIONE
DI SETTORE DI AIIPA




