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04 Aprile 2023Subito una buona notizia: l'emorragia pandemica in termini di consumi sembra essere definitivamente superata. Così come torna a salire l'occupazione dipendente, ora di oltre 987mila unità, nonostante la perdurante mancanza all'appello di una consistente quota di contratti a tempo indeterminato (circa 130mila), di donne e di giovani (in meno di un decennio le iscrizioni agli istituti alberghieri tricolori si sono praticamente dimezzate).
A fotografare l'attuale scenario in cui convivono i pubblici esercizi italiani è FIPE Confcommercio, che ha presentato a Roma il Rapporto Annuale della Ristorazione è che ha lanciato ufficialmente la Giornata della Ristorazione, in programma il prossimo 28 aprile in tutta Italia con decine di iniziative e con un evento speciale al Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla presenza del ministro Adolfo Urso.
LA RISALITA DEI CONSUMI E I DUE VOLTI DELL'OCCUPAZIONE
Sebbene ancora inferiore del 4% rispetto al pre-pandemia, la spesa delle famiglie nella ristorazione è risalita a circa 82 miliardi di euro trainata anche dal ritorno del turismo internazionale. Le colazioni e i pranzi fuori casa sono in affanno, ad esempio, lasciando il campo alle uscite serali per aperitivi e cene. Per un ristorante su tre e per il 38% dei bar la performance economica è migliorata, frutto della capacità di adattamento alle nuove abitudini dei consumatori, mentre sono modeste, rispettivamente l'11% e il 6,2%, le percentuali di quelli che hanno registrato un risultato peggiore rispetto all’anno precedente.
Quanto all'occupazione, secondo il Centro Studi FIPE c’è stato un balzo in avanti: le oltre 165mila aziende con almeno un dipendente hanno impiegato nel 2022 una media di oltre 987mila lavoratori, solo 3.700 in meno del 2019. Si tratta però di un aspetto su cui ancora c’è molto da fare, soprattutto rispetto al numero di contratti a tempo indeterminato e a quelli che riguardano donne e giovani impiegati nel settore, “che invece restano abbondantemente sotto i livelli pre-Covid”, ha spiegato Luciano Sbraga, vice direttore generale della Federazione.
Sul tema dell'inflazione, lo studio sottolinea come la spinta inflattiva del settore sia stata più contenuta di quanto avvenuto a livello generale, con un incremento dei prezzi del 5% rispetto all’8,1% registrato per l’intera economia nel corso del 2022.
IL PRESIDENTE STOPPANI: “VA RIPENSATO IL MODELLO ORGANIZZATIVO DELLE NOSTRE IMPRESE”
Secondo FIPE, ciò che segna il vero punto di svolta del settore dei pubblici esercizi è ripensare i modelli organizzativi delle imprese, rimettendo il focus sul lavoro di qualità. Per il 2023 gli analisti prevedono una crescita del comparto compresa tra il 5 e il 10%. “Il Rapporto di quest’anno racconta di un rovesciamento di fronte, poiché nell’anno appena trascorso abbiamo visto rivelarsi l’altra faccia della crisi post-pandemica: dalla crisi della domanda si è passati nel volgere di pochi mesi ad affrontare una crisi di costi (nel 2022 sono quasi 20.139 le imprese operative nel mercato della ristorazione che hanno abbassato la saracinesca, ndr) – ha spiegato Lino Enrico Stoppani, presidente FIPE Confcommercio – Dunque, pur avendo recuperato, magari non completamente ma piuttosto solidamente, i livelli dei consumi pre-Covid, l’impatto del forte aumento delle bollette e, seppure meno intenso, delle materie prime, hanno messo a dura prova la tenuta dei conti economici delle aziende. Rimettere al centro il lavoro di qualità e ripensare i modelli organizzativi delle imprese in termini di sostenibilità sono i due assi portanti di una strategia imprenditoriale per i prossimi anni. La ristorazione è e rimane intersezione tra filiere essenziali e sostanziali del made in Italy e stile di vita delle comunità; e il suo racconto contribuisce a dare un punto di riferimento più solido all’economia del Paese. Per questo, presentando anche la giornata della ristorazione che si svolgerà il 28 aprile, uniamo numeri e simboli di un settore che merita grande attenzione”.
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