pubblici esercizi
06 Settembre 2022
Aldo Cursano, vice presidente Fipe, è stato chiaro: “Così si lavora con una pistola puntata alla tempia. Se il governo non interviene o si agisce sui listini o si sospende l'attività. Contiamo sulla sensibilità dei cittadini e dei clienti, perché fare lo scaricabarile dei costi, innescando un conseguente calo dei consumi, è proprio quello che non vorremmo fare”. A rincarare la dose ci pensano gli esercenti stessi, che dunque hanno appeso in vetrina le loro ultime bollette monstre, con Giorgio Catalano, del Piccolo Diavolo di Roma, che commenta così la surreale situazione in cui versa il comparto dei pubblici esercizi: “In questo momento stiamo assorbendo noi come proprietà l'aumento dei costi in quanto non abbiamo in nessun modo ritoccato i listini. I clienti, come noi, subiscono da cittadini il caro energia e il potere d'acquisto è in qualche modo un cane che si morde la coda. Aspettiamo l'intervento del governo, a prescindere da chi si insedierà a seguito delle elezioni del 25 settembre, anche a mezzo credito d'imposta”. L'imprenditore romano, inoltre, sostiene che “le compagnie elettriche, che se non paghi staccano la corrente senza sé e senza ma, dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza, andrebbero sensibilizzate. Ripeto, non voglio ritoccare i prezzi, ma se questo trend di crescita dei costi prosegue sarò costretto a farlo. Dopo due anni di Covid iniziavamo a vedere la luce in fondo al tunnel, ma questa luce adesso si sta spegnendo”.
Da gennaio ad agosto le bollette ricevute da bar e ristoranti sono diventate sempre più salate, con gli importi sostanzialmente quadruplicati e in ascesa di oltre il +300%, scombussolando budget e bilanci e annullando di fatto la possibilità di investimento. “Mediamente ho sempre pagato 4mila euro tra luce e gas, ora ne sborso 8mila con nel mezzo un picco di 12mila euro – ha raccontato Eleonora Masiero, titolare del ristorante Cusina e Butega di Ferrara – Ritoccare i prezzi del menù? Per noi significherebbe avere meno clientela, a casa la gente ha gli stessi problemi. Ridurre il personale? No, andiamo avanti con le ultime forze rimaste e aspettiamo una mossa dal governo, altrimenti davvero chiuderemo tutti”.
Ad attanagliare il business dei pubblici esercizi, però, c'è un altro enorme e persistente problema: “Le materie prime sono aumentate del 30-40% – ha aggiunto Masiero – La mia attività fa incassi importanti, ma sta diventando davvero tutto insostenibile”. Secondo Pasquale Tripodoro, del Golden Bar di Savona, le materie prime non soltanto aumentano, “ma scarseggiano pure. Quanto all'energia elettrica, le spese sono esorbitanti: nel bimestre luglio-agosto 2020 ho pagato 1.052 euro; nel 2022 ho tirato fuori 4.020 euro. Attualmente, quindi, cerco di tamponare evitando di penalizzare i clienti, ma alla terza bolletta da 4mila euro non penso di riuscire a farcela”.
Intanto, l'Ufficio Studi di Confcommercio ha stimato che da qui ai primi sei mesi del 2023 sono a rischio circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro. Complessivamente, la spesa in energia del settore nel 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021 (11 miliardi) e più del doppio sul 2019 (14,9 miliardi).
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