pubblici esercizi
22 Aprile 2022Si tratta - si legge nella analisi - di un numero che "con un buon grado di fiducia si colloca tra 26mila e 44mila unita' produttive". In particolare, quasi il 12% delle imprese del terziario ha percepito un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021, con un 'sentiment' più accentuato nelle grandi città (16,2%), al Sud (16,6%), nel commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e nel settore alberghiero (20%).
Tra i fenomeni criminali percepiti più dirompenti, al primo posto vince di gran lunga l'usura, la cui incidenza sale al 30% nelle grandi città e al Sud e viene percepito dalle imprese come in maggior aumento (27%), seguito da abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%). Sul versante dei costi dell’illegalità, commercio e pubblici esercizi devono pagare un dazio che equivale, complessivamente, a una perdita del 6,3% del fatturato e del valore aggiunto (per un totale di 4,7 miliardi di euro), ma che oltre a tutto mette a rischio 195mila posti di lavoro regolari.
Una percentuale, quella del calo di fatturato attribuibile all’abusivismo, che quasi raddoppia quando si parla di servizi di ristorazione, settore dove stando a una rielaborazione dei dati di un'indagine Fipe del 2019, la concorrenza di sagre, agriturismi, home restaurant fa diminuire del 10% l'ammontare dei ricavi.
"L'usura sembra una pandemia che non si riesce a sconfiggere. Mette a rischio numerose imprese soprattutto in periodi come quello che stimano vivendo", ha detto il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. "Per contrastare questo fenomeno va rafforzata la collaborazione fra Istituzioni, Forze dell'ordine e realtà associative. Gli imprenditori non vanno lasciati soli e devono essere incoraggiati a denunciare. Solo così avremo una economia più sana e più libera".
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