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35 MAGAZINE Maggio/G iugno 202 3 Villa Cora, The Leading Hotels of the World Villa Cora è una dimora ottocentesca. La si incontra lun- go i viali che dominano la città mentre si scende a Porta Romana, nella sua bella pianta quadrangolare che dona un’eleganza tutta sua a questa villa di charme voluta dal Barone Gustavo Oppenheim ai tempi di Firenze Capita- le. Gli interni di Gioja meravigliano per la Sala Moresca dalla grande cupola e l’intenso camino nero, l’eleganza della Sala Bianca con il marmo di Carrara, la fragilità della Sala delle Ceramiche, la privacy silenziosa della Sala delle Car te, adibita al gioco, e la regale Sala degli Spec- chi, tutte ben disimpegnate dal lu- minoso foyer. È in queste sale che Chef Liberatore e la sua brigata apparecchiano un brunch elegan- te e sontuoso nell’abbondanza, mai ridondante, di buffet dolci e salati, vegetali e animali, dove le crudités e i piatti caldi sono la- sciati alle isole del foyer. La Sala delle Ceramiche accoglie gli antipasti e la rastrelliera dei pani. La Sala delle Carte, più intima, è per i dolci, quasi si voglia indulgere al divertissement un po’ peccaminoso nel riserbo più totale. Un brunch che presenta una cucina che sa essere elegante senza prendere pieghe troppo gourmet , capace di rimanere con i piedi per terra, legata al territorio, ripercorrendo i temi della cucina familiare, a volte anche rustica, ma con esecuzione precisa e tecnica solida. È Natale quando Villa Cora ci ospita. Abbiamo in sor te di avere un tavolo nel salone degli specchi che è il cuore dell’ospitalità di questo City Hotel. Il panettone è nella sua cupola di vetro, uno per tavolo, sistemato prima dell’arrivo degli ospiti. C ’è chi suona al piano, chi sistema i vini nel ghiaccio, chi ancora accomoda gli ultimi fiori, rose ed ortensie, nei grandi vasi. Gli antipasti sono un’overture che segnano più dell’apertura verdiana de La Forza del Destino. Hanno anima, capiscono le matrici e la esprimono. Siano essi il buon tagliere toscano della tradizione, da comporre a mano libera, siano essi i latti- cini dove trionfano le paste filate e trovano giusto spazio i pecorini, il Parmigiano, stagionato ma non troppo, lo zola cremoso e le mozzarelline. Non mancano le insalate, la Russa e la Capricciosa e le verdure crude, il gambero bollito, il salmone affumicato, la seppia e i muscoli, le sarde a beccafico. Le torte salate sono versatili: le vegetariane che si concedono o meno lo sfizio del formaggio, o, nella più onnivora delle forme, quando intercettano la carne. I piatti caldi includono paste, risi, carni e pesce: il filetto alla Wellington, il gran pezzo, lo stinco, la porchetta, il fritto di calamari e gamberetti ben dorato, la ricciola sem- plicemente al forno. Sara prepara la raclette scaldando il formaggio che viene servito su bacon e patate. L’isola dei primi ha la parmigiana saporita, i tortelloni, una minestra e la pasta asciutta ai frutti di mare. Tra i crudi, la tartare di tonno e di salmone accompagnano il sashimi di ricciola. L’ostrica è polposa e succulenta, grassa, quasi opulenta, dolce e sapida senza prevalenze, e non potrebbe essere di- versamente una Gillardeau, la Dom Perignon delle ostriche, firmate ad una ad una con un laser per non essere contraffatte, affinate a Ma- rennes Oleron e cresciute tra Utah Beach in Normandia e la contea di Cork . I dolci hanno pop corn e zucchero filato che fan ritorna- re bambini, biscotti allo zenzero che in mezzo mondo a Natale son tradizione, le meringhette. Poi, la millefoglie leggera, la caprese sen- za lievito e farina alla mandorla e fondente, la pastiera che fa Pasqua ma si usa tutto l’anno, la tarte tatin bassa e croccante, la Saint Honoré maestosa ed elegante, il cheesecake denso e cremoso, il tiramisù che si mangia al cucchiaio, lo strudel, la sacher dal sapore pieno, sono i pochi – o tanti - assaggi possibili di un carrello dei dolci che a Villa Cora è una lunga tavola da cui scegliere con attenzione. Perché a Villa Cora arrive as a guest; leave as a friend . Il brunch è molto più di un pranzo come ripor ta Carlye Klick sulle pagine di Iconic Life. Benché il cibo ne sia il fulcro, il brunch è incontro con gli amici , occasione per vestirsi bene, gustare un drink , ascoltare musica, apprendere le ultime notizie dal proprio circolo di conoscenti. È un pasto sociale di condivisione, un appuntamento solido e strutturato diventato nel tempo un’istituzione domenicale, allegro, stimolante, compatibile con la chiacchiera. Capace di mettere di buon umore e in armonia con se stessi e con gli altri, scaccia le preoccupazioni e le ragnatele della settimana. Appuntamento domenicale
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