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2 7 MAGAZINE Dicembre/Gennaio 202 3 dal turismo di via dei Calzaiuoli. Si mangia nella sala, chiassosa quanto basta, aper ta fino a notte fonda per poter trovare un tavolo anche dopo molte bischerate serali. La veranda è spesso affollata. Sulla via c’è sem- pre gente che fuma, sorseggia un calice o chiacchiera nell’attesa del tavolo libero. L’accento è fiorentino. Gli stranieri sono occasionali. Sediamo con i ragazzi della cur va Fiesole che occupano uno spazio della sala sul retro. La Viola è nel cuore più che sulla maglia. La Vilma stessa ha l’abbonamento di famiglia in cur va e al Franchi ci va anche se piove perché oh Fiorentina di ogni squadra ti vogliam regina . Poi il Franchi c’ha le scale elicoidali e la torre di Maratona ed è bello per lei più di quanto lo trovasse lo stesso Nervi e il regime che lo inaugurò nel Ventennio sulle ceneri dell’aerodromo Campo di Mar te. I fritti sono un’abitudine da Briganti: dal coniglio al pollo alla semplice mozzarella in carrozza. Le porzioni sono generose e riempiono i piatti come mi aspetto in una trattoria che deve indulgere alla forchettata abbondante rifuggendo il servizio gourmet. Lo zuccotto e il marengo sono doverosi. È il dolce di Firenze, lo zuccotto. “Lo faceva il mi babbo”, ricorda la Vilma, lui ,ca- po fornaio da Balboni & Müller, English Bakers , in Via della Vigna. Dob- biamo però ringraziare il Buontalenti che lo ha inventato a partire da un piccolo elmo allora in voga presso la fanteria. A Firenze era chiamato zuccotto come i piccoli copricapo dei prelati. Ruggero Siamo sulla Senese, an- tica direttrice cittadina che por ta a sud. Il traf- fico c’è e la Vilma sgasa con la sua Mazda color topo mentre la cinghia d i t rasmi s s i one geme un po’ lassa. Viaggiamo a cavallo della mezzaria perché la Vilma è donna equi- librata e ama stare al centro, forse un po’ troppo al centro per non provare un brivido nelle cur ve. Perché la guida indomita della Vilma è d’antan, degna della Baronessa Maria Antonietta Avanzo sulle nervose strade della Sicilia per la Targa Florio. I tavoli sono vicini, le tovaglie candide. Non mancano i quadri alle pareti, anzi. Un grande cer vo domina l’ingresso. Il menù è scritto

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