QUALITALY_129
48 MAGAZINE temperatura è tra i 40°C e i 60°C. Ma ancor prima dell’avven- to di Gragnano, la capitale della pasta nel Regno del- le Due Sic ilie era Minori. Maccheroni , spaghetti , ziti e scialatielli apparivano tra i vicoli del borgo, lasciati ad asc iugare lentamente , s f ru t tando le correnti del mare. La pas t a t i p i ca d i Mi nor i era - ed è - gli ‘ndunderi , formato simile agli gnocchi che gli storici fanno risalire al Medioevo. Fatta con farro e latte cagliato, i pastai di Minori ebbero l’intui- zione di modificare la ricet- ta mescolando farina e latte cagliato, o in alternativa la ricotta , aggiungendo l ’uo- vo e il formaggio di vacca grattugiato. Qui anche il pomodoro ha un ruo l o impor t an t e e l e varietà sono diverse. Quel- la sorrentina presenta una colorazione rosso corallo e la sua polpa è poco acidula e con pochi semi. È molto p iù grande e po l poso r i - spetto agli altri. Ideale per l ’insalata perché non si sfarina , rimane compatto e croccante , ottimo per la caprese con la moz zarella. Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, altra va- rietà locale , divenuta una DOP dal 2009, è colti- vata esclusivamente sulle pendici vulcaniche del Vesuvio. Tradizionalmente i pomodorini del Piennolo sono raccolti a grappolo e appesi sui balconi, lasciandoli pendere , da qui nasce il nome di piénnolo (pen- dolo) o spongillo (per il piz zo che presentano alla loro estremità). Ottimo per guarnire le piz ze. Il pomodoro San Marzano dell’agro sarnese-noce- rino, zona dove è nato, anche esso una DOP, è una coltura riconosciuta come prodotto or tofrutticolo italiano. Ha una forma allungata ed è adatto per gli usi dell’industria di trasformazione agroalimen- tare e viene usato per preparare pelati e conser ve alimentari. La tradizione casearia Dal mare, spostandosi qualche chilometro nell’en- troterra salernitano, ci si imbatte in una realtà ori- ginalissima, una vera e propria Spa per gli animali. Nello specifico, parliamo delle bufale. Seicento bufale da latte soggiornano nella tenuta Vannulo, una contrada di Capaccio Paestum a po- chi chilometri da Battipaglia. Si tratta di un’azien- da super tecnologica che produce un’eccellente moz zarella di bufala, dove il bestiame vive la sua quo tidianità tra docce , spaz zole , materassini in gomma e riposa magari ascoltando musica classi- ca o jaz z . Un robot permette agli animali , quando hanno voglia, l’autogestione della mungitura. ON THE ROAD Basta un poco di zucchero… I dolci nella provincia di Salerno sono tanti ma i dolcini di Maiori, chiamati anche sospiri delle monache, sono così caratteristici e buoni che vale la pena dare qualche infor- mazione sul loro conto. Fanno par te di tutta quella tradizione dolciaria campana riconducibile al lavoro dei monasteri. Sono di pasta di man- dorle ripiena di crema al limone. Squisitezza antichissima. La prima testimonianza risale al ‘500, grazie agli appunti di un viaggiatore, Aleandro Baldi. Dimenticati per qualche periodo, negli anni ʼ60 una pasticceria di Maiori li ha ripro- posti a tutti i turisti. Sempre qui in costiera non può passare inosser vato un altro dessert: una sorta di parmigiana dolce, ‘a mulignana c’a’ ciucculata’. Non è proprio bellissima a vedersi e non è detto che piaccia a tutti. La melanzana viene fritta due volte e disposta a strati; su ogni strato si spalma cioccolato fondente, latte, mandorle e amaretti; va servito freddo dopo averlo lasciato a riposo per qualche ora. La tradizione vuole che questo dolce venga fatto e servito il giorno di Ferragosto, dedicato alla festa della Madonna Assunta in Cielo. La storia delle melanzane col cioccolato di Maiori ci ricon- duce in un monastero leggendario, Santa Maria della Mi- sericordia che ha fatto la storia della pasticceria mondiale, le cui suore hanno inventato anche gli struffoli e i roccocò.
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